Chiesa indiana condanna le violenze in Gujarat

La Conferenza episcopale si dice "rattristata" dei violenti scontri a Vadadora tra indù e musulmani e invita al dialogo "paziente" tra le parti. Ministro degli Interni locale condanna il comportamento della polizia, che ha sparato sulla folla o è rimasta a guardare.


New Delhi (AsiaNews/Cbci) – La Conferenza episcopale indiana (Cbci) condanna le violenze di Vadodara, in Gujarat, in cui sono morte sei persone in seguito a scontri tra polizia, estremisti indù e musulmani. In un comunicato stampa diffuso ieri il segretario generale della Cbci, mons. Stanislaus Fernandes dichiara che la Chiesa in India è "rattristata dalle violenze a Vadodara".

"Sarebbe un peccato che la distruzione di un luogo sacro, simbolo di pace e armonia, porti anche alla distruzione del fragile edificio della fiducia e dell'armonia, che stava affiorando nella comunità di uno Stato così sensibile".

Il primo maggio le autorità locali hanno demolito un dargah, centenario mausoleo di un santo sufi, perché costruito su terra di proprietà statale. L'episodio ha dato il via a una protesta della comunità musulmana, a cui la polizia locale ha risposto con le armi. A soffiare sul fuoco hanno contribuito gli estremisti indù con attacchi mirati contro i musulmani. Gli scontri hanno provocato sei morti in tre giorni. Il governo ha disposto il coprifuoco. Da ieri nella zona è presente l'esercito.

Oggi la situazione sembra meno tesa e le autorità hanno tolto il coprifuoco per qualche ora solo per donne e bambini.

Il ministro degli Interni del Gujarat, Sriprakash Jaiswal, ha condannato la demolizione del dargah come pure il comportamento della polizia. Ieri 50 persone tra indù e musulmani sono state arrestate in relazione alle violenze. Queste hanno riaperto le ferite ancora fresche dei sanguinosi scontri interreligiosi che insanguinarono il Gujarat nel 2002; allora morirono duemila persone, per lo più musulmani.

Nel suo comunicato mons. Fernandes avverte che "solo pazienti sforzi e azioni di rispetto possono costruire buona volontà e armonia tra le comunità". La Cbci fa appello a tutti gli abitanti della zona e ai leader religiosi, affinché promuovano la pace e non istighino all'odio religioso.

In conclusione il presule assicura che la Chiesa cattolica lavorerà sempre per soluzioni pacifiche di ogni conflitto e situazioni di ingiustizia, in modo che tutti in India vivano una pace piena e duratura.