Influenza aviaria: in Indonesia si teme il primo contagio tra uomini

Il ministero della Sanità "non può escluderlo". Il Paese incapace di controllare il morbo. L'Oms teme che il virus sia molto più diffuso in Cina rispetto ai dati ufficiali.


Jakarta (AsiaNews/Agenzie) –  L'Indonesia non può escludere casi di contagio tra uomini di influenza aviaria. E' quanto dice I Nyoman Kandun, direttore del Centro di controllo per le malattie contagiose del ministero della Sanità, al termine di accertamenti su sei casi mortali nella stessa famiglia a Sumatra, l'ultimo confermato oggi. Intanto l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritiene il contagio ancora molto diffuso in Cina.

"Non possiamo confermare che [un contagio tra uomini] ci sia stato – ha detto oggi Kandun – ma nemmeno possiamo escluderlo". Tuttavia "non risulta alcuna mutazione del virus".

Nel Paese sono morte 32 persone, la metà nel 2006. La malattia non accenna a fermarsi, a differenza di altre Nazioni nelle quali ci sono nessuno o rari nuovi contagi. Esperti ritengono che la malattia sia più diffusa delle notizie ufficiali, dato che nello Stato non  ci sono laboratori riconosciuti dall'Oms e che i casi accertati sono stati esaminati a Hong Kong o altrove.

Il virus si è potuto diffondere in 27 delle 33 province, anche a causa della scarsa coordinazione – dice Emil Agustiono, funzionario della Commissione nazionale per l'influenza aviaria – tra gli uffici governativi e tra questi e i partner internazionali come l'Oms.

"Si tende a lavorare in modo individuale – ha dichiarato – e solo ora iniziamo una maggiore comunicazione interna". Per esempio, i ministri della Sanità e dell'Agricoltura hanno sempre annunciato in modo separato i loro risultati. A Medan, nella reggenza di Karo – ricorda – l'Oms ha confermato sette casi umani di aviaria, ma gli uffici dei due ministeri hanno svolto e comunicato separati accertamenti, con grande confusione per l'opinione pubblica. "Nei prossimi giorni – aggiunge Agustiono – coordinerò una visita nel Karo, con esperti di entrambi i ministeri, per trovare l'origine e i modi di contagio del virus". C'è il sospetto che provenga da fertilizzanti organici.

Intanto, tuttavia, prosegue l'attuale confusione. La scorsa settimana Anton Apriyantono, ministro dell'Agricoltura, ha dichiarato casi di influenza aviaria tra i maiali in Karo. Ma il 19 maggio un laboratorio di Bogor, pure del ministero dell'Agricoltura, ha negato la notizia, dopo ulteriori analisi.

Cina. Viva preoccupazione dell'Oms per la "scarsa capacità" di Pechino nel controllare il contagio nel pollame. "Non riteniamo – ha detto Henk Bekedam – che in Cina ci sia stata adeguato controllo per il contagio tra gli animali". "In alcune zone della Cina il sistema di controllo sugli animali è incapace di monitorare il contagio del virus H5N1". La Cina ha avuto 18 casi umani accertati, tutti in zone dove non erano stati segnalati contagi avicoli. "Questi contagi – prosegue Bekedam – sono la prova che la malattia è ancora diffusa e che non ne conosciamo l'esatta estensione".  La Cina dovrebbe "imparare da Thailandia e Vietnam", dove da mesi non sono riportati contagi umani. Preoccupano soprattutto i pollai domestici, dove minore è il controllo e maggiori i contatti tra uomini e polli. I risarcimenti per gli uccelli abbattuti sono considerati insufficienti, specie per le costose oche e anatre, e dopo un contagio il contadino deve attendere almeno sei mesi per riprendere l'allevamento, rispetto ai tre mesi richiesti in altri Paesi. Questo – osserva Bekedam – è meglio per la sicurezza, ma, insieme al basso risarcimento, diminuisce la collaborazione dei contadini.

"La situazione – ha detto il vice premier cinese Hui Liangyu il 20 maggio a un incontro nazionale sulla prevenzione e il controllo dell'aviaria - non fa essere ottimisti".

Non cessa l'allarme per gli uccelli migratori: il 19 maggio oltre 300 uccelli sono morti nella remota provincia di Qinghai.

Oggi si apre l'assemblea generale dell'Oms a Ginevra. Il consesso è in lutto per l'improvvisa morte del direttore generale, il sud coreano Lee Jong-wook, deceduto oggi in  ospedale dove era ricoverato dal 20 maggio per un embolo al cervello. (PB)