Promessa non mantenuta: ancora intolleranza nelle scuole saudite

Freedom House analizza i testi scolastici che l'Arabia Saudita dichiara "epurati" degli elementi di intolleranza religiosa e fondamentalismo: dalle elementari alle superiori persistono i richiami al jihad e all'odio verso gli "infedeli". Ambasciatore saudita negli Usa risponde: la riforma è ancora in corso.


Washington (AsiaNews) – Malgrado gli impegni presi e gli avvertimenti avuti, l'Arabia Saudita continua ad indottrinare i suoi studenti con testi scolastici, che demonizzano Occidente, cristiani, ebrei e gli altri "infedeli". Gli Usa, che avevano dato precise scadenze a Riyadh per intraprendere riforme nel rispetto della libertà religiosa, rimangono a guardare.

Dopo la rivelazione che 15 dei 19 terroristi suicidi dell'11 settembre erano sauditi, il Regno aveva  lanciato una revisione dei libri di testo, che spesso "incoraggiano alla violenza e fanno credere agli alunni che per difendere la loro religione devono eliminare le altre".

Da allora più volte alti funzionari di Riyadh, come l'ambasciatore negli Usa Turki al-Faisal, hanno ribadito l'impegno, assicurando che si era provveduto ad una riforma in linea "con le necessità di un'educazione moderna". In un articolo pubblicato sul Washington Post il 21 maggio scorso, Nina Shea - direttrice del Centro per la libertà religiosa di Freedom House - rivela che le promesse non sono state mantenute. Nulla è cambiato.

Sulla base dell'analisi di alcuni manuali del corrente anno scolastico - ottenuti in modo clandestino da insegnanti, impiegati e famiglie degli studenti - il Centro conclude che dalle elementari fino all'istruzione superiore i testi si basano ancora su "un'ideologia che incita all'odio verso cristiani, ebrei e musulmani, che non seguono la dottrina wahhabita"; "il mondo è diviso in veri credenti dell'Islam (detti monoteisti) e i non credenti (politeisti ed infedeli)".

Alcuni esempi. In prima si legge: "qualsiasi altra religione, che non sia l'Islam è falsa". Alle medie: "Come dice Ibn Abbas: le scimmie sono gli ebrei, mentre i maiali sono i cristiani". Per finire con il richiamo al jihad (guerra santa, ndr) contro gli infedeli nei testi delle superiori, presentato come obbligo religioso.

Ieri lo stesso al-Faisal ha risposto all'editoriale della Shea dichiarando che il processo di riforma del sistema scolastico è "lungo e ancora in corso" e che il suo obiettivo rimane "combattere l'intolleranza e fornire ai giovani sauditi gli strumenti per competere all'interno dell'economia globale".

La religione è il fondamento dell'ideologia politica del Regno Saudita; gli studi islamici occupano da un terzo a un quarto delle ore di lezione nelle scuole elementari e medie, più un numero di ore aggiuntivo a settimana in quelle superiori. Il sistema scolastico pubblico comprende 25 mila scuole e 5 milioni di studenti.

Ma la diffusione dell'integralismo wahhabita non è limitato ai confini del Regno e rappresenta un pericolo anche in altri Paesi. L'Arabia Saudita dirige accademie in 19 capitali mondiali, le quali utilizzano gli stessi manuali. Secondo un Rapporto del 2005 di Freedom House condotto su decine di moschee nelle principali città americane, negli Usa circolano varie e numerose pubblicazioni, che istigano all'odio contro gli occidentali e alla violenza verso sciiti e sufi; il materiale arriva ed è finanziato da Riyadh. La Shea, attivista cattolica, ricorda che la diffusione di questi manuali scolastici rientra nel già dichiarato obiettivo dell'Arabia Saudita di imporsi come "una sorta di Vaticano" per l'Islam.

Il 30 settembre il Segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, aveva dato al Regno saudita 180 giorni per progredire nel rispetto della minoranze religiose, pena restrizioni economiche. Il tempo è scaduto e gli Usa non hanno ancora preso iniziative.