Indonesia: Abu Bakar Bashir è libero e giura di combattere per la sharia

Scarcerato oggi dopo la riduzione di pena il religioso musulmano complice delle bombe del 2002 a Bali, assicura il suo sostegno all'applicazione della legge islamica. Aumentano  i timori per l'islamizzazione del Paese: 56 parlamentari chiedono l'intervento del presidente.


Jakarta (AsiaNews) – Il leader religioso islamico Abu Bakar Bashir, condannato in relazione alle bombe del 2002 a Bali, ha lasciato oggi il carcere di Jakarta giurando di continuare la sua battaglia a sostegno della sharia (legge islamica, ndr). Intanto aumentano i timori per la strisciante islamizzazione del Paese: proprio oggi 56 parlamentari indonesiani hanno chiesto l'abolizione di leggi locali ispirate alla sharia, perché "incostituzionali".

Bashir ha scontato in carcere 26 dei 30 mesi ai quali era stato condannato come "complice" degli attentati che nell'ottobre 2002 nell'isola indonesiana uccisero 202 persone.

Oggi, centinaia di sostenitori lo hanno accolto fuori dalla prigione Cipinang nella capitale al grido di "Allah Akbar" (Dio è grande). "Continuerò a battermi per l'applicazione della sharia - sono state tra le prime parole dell'ex detenuto - ringrazio Dio onnipotente per la mia libertà oggi…e i miei avvocati". Sorridente, Abu Bakar Bashir, è salito su un'auto che si è poi allontanata. Il religioso musulmano – ritenuto dall'intelligence indonesiana e Usa il leader spirituale della Jemaah Islamiyah (Ji), rete terroristica del sudest asiatico collegata ad al Qaeda – dovrebbe fare ritorno a Solo, Java centrale, dove intende riprendere ad insegnare presso la famigerata scuola islamica di Ngruki.

Preoccupati della strisciante islamizzazione dell'Indonesia, 56 parlamentari hanno chiesto al presidente di abolire alcune leggi di carattere locale basate sulla sharia; una petizione firmata anche da membri di partiti politici nazionalisti musulmani, definisce "anticostituzionali" queste leggi e invita con forza il capo di Stato Susilo Bambang Yudhoyono ad annullarle, pena la "disintegrazione del Paese".

L'iniziativa è la prima campagna trasversale contro la promulgazione di norme di ispirazione islamica. Al momento 22 reggenze e municipalità hanno applicato leggi influenzate dalla sharia: alcune criminalizzano comportamenti proibiti dalla legge islamica come adulterio, prostituzione e alcolismo e restringono le libertà delle donne.