Il Tibet, "una macchia" per le Olimpiadi 2008 a Pechino

Una delegazione parlamentare francese è tornata ieri da una visita nella regione. Un senatore avverte Pechino dell'importanza di risolvere la questione tibetana prima dei Giochi. Nel frattempo, il Panchen Lama scelto dai vertici comunisti torna a casa.


Lhasa (AsiaNews/Agenzie) – Una delegazione parlamentare francese ha avvertito ieri il regime cinese che è giunto il momento di trovare un accordo sul futuro del Tibet; se questo non avviene, "la questione potrebbe divenire una macchia per i Giochi Olimpici del 2008". Nel contempo, Pechino ha inviato nella regione il Panchen Lama scelto dai vertici comunisti per rimpiazzare quello indicato dal Dalai Lama, leader del buddismo tibetano in esilio sin dall'invasione della zona.

Il senatore Louis de Broissia, presidente della Commissione informazione sul Tibet del Parlamento francese, ha visitato la regione insieme a dei colleghi. Al ritorno ha detto: "Vi è una possibilità per il Tibet, e questa viene prima delle Olimpiadi. Con l'attenzione internazionale che aumenta, la questione potrebbe divenire una macchia per Pechino. Dopo i Giochi, finisce tutto".

Il politico ha sottolineato che l'occasione è bilaterale: "I giovani tibetani in esilio sono divenuti impazienti. Con la morte del Dalai Lama, la loro protesta potrebbe divenire più violenta. E' interesse della Cina lavorare in maniera concreta e veloce".

La delegazione si è scontrata con la consueta censura che i quadri comunisti della zona riservano agli stranieri: non hanno potuto parlare con la popolazione ed hanno compiuto visite guidate strettamente pianificate. "Quando abbiamo chiesto del Dalai Lama – conclude il senatore - ci hanno risposto con delle domande sulle proteste delle banlieu".

Pechino ha comunque chiaro il problema e teme le proteste paventate dalla delegazione francese: ieri, per la prima volta, il Panchen Lama scelto da Pechino al posto di quello indicato dal Dalai Lama è tornato al suo villaggio natale, in Tibet.

Nel maggio del 1995 il Dalai Lama in esilio in India - con l'aiuto di Chatrel Rimpoche, abate del monastero di Tashilhumpo (Xigaze, Tibet) - aveva riconosciuto il nuovo Panchen Lama nel piccolo Gedhun Choekyi Nyima, che allora aveva 6 anni. L'Ufficio Affari Religiosi, per indebolire l'autorità del Dalai Lama, ha scelto invece nel novembre dello stesso anno Gyaincain Norbu, un altro bambino di 6 anni, adducendo ragioni rituali speciali. Dopo il riconoscimento, il piccolo Gedhun Choekyi Nyima è stato sequestrato dalla polizia ed è sparito nel nulla: secondo le autorità cinesi, "sta bene, vive con la sua famiglia e non vuole essere disturbato".

Il ritorno a casa del Panchen Lama "comunista" è stato interpretato come una decisione politica: secondo diversi analisti, il regime cerca di dare visibilità a Gyaincain Norbu per far dimenticare Gedhun Choekyi Nyima.