Wen Jiabao in Europa: molto interesse per la tecnologia, poco per i diritti

Gli accordi commerciali e la collaborazione tecnologica al centro dei colloqui con la Merkel e con altri rappresentanti europei, ma nessuno parla delle libertà civili. Esperti: Pechino vuole legare a sé gli interessi economici dell'Occidente, per far dimenticare le violazioni ai diritti.


Francoforte (AsiaNews/Agenzie) – Il premier cinese Wen Jiabao ha terminato il 14 settembre la visita in Germania, iniziata il giorno prima. Al centro dei discorsi, accordi economici e collaborazione tecnologica, mentre non si è quasi parlato di diritti umani. Sempre il 14 il premier è partito per il Tajikistan.

In Germania Wen ha detto che i rapporti tra Cina e Unione europea sono "forti come mai prima", basati su solide fondamenta e con le economie delle due parti che "si completano l'un l'altra". La Cina cerca maggiore cooperazione soprattutto nei settori tecnologico ed energetico. Pechino è il maggior partecipante non-Ue al progetto spaziale Galileo, una rete di 30 satelliti per usi civili, in cui prevede di investire 200 milioni di dollari Usa.

Nell'incontro con il cancelliere tedesco Angela Merkel si è parlato soprattutto di scambi economici e tecnologici. La Merkel ha ripetuto a Wen che "i diritti umani sono inalienabili", ma è sembrata una pura affermazione di routine, priva di riferimento a casi concreti. Così Wen è stato d'accordo che "i diritti  umani debbono essere protetti" e ha aggiunto che sono riconosciuti dalla Costituzione cinese. In Germania la Cina ha concluso 8 nuovi accordi economici, con il governo o ditte tedesche. Nel 2005 gli scambi commerciali tra i due Paesi sono stati di 70 miliardi di dollari. Una scuola confuciana sarà costruita ad Hannover. All'esterno c'era una composta protesta di decine di attivisti per i diritti umani e membri del movimento spirituale Falun Gong perseguitato da Pechino.

Per il futuro i due Stati progettano soprattutto una maggiore collaborazione tecnologica. "La tecnologia è parte importante della ristrutturazione economica della Cina" ha detto Wen, che prevede di sviluppare insieme alla Germania una tecnologia d'avanguardia.

Durante il suo viaggio in Europa - toccando Gran Bretagna, Finlandia e Germania - Wen ha ripetuto che la Cina, con 1,3 miliardi di abitanti, è una grande opportunità per l'industria europea. Analisti commentano che in questo modo vuole vincere le preoccupazioni per la sistematica violazione in Cina di elementari diritti. In ogni viaggio del premier nuovi accordi economici sono annunciati come grandi successi e i commentatori criticano la Cina per la poca protezione del diritto d'autore e per lo squilibrio negli scambi commerciali, ma non parlano delle libertà civili. La Merkel si è mostrata persino possibilista a togliere il divieto Ue alla vendita di armi a Pechino, deciso dopo il massacro di piazza Tiananmen nel 1989. Xu Kuangding, presidente della Federazione cinese per le industrie economiche, dice che nel 2005 l'Ue ha avuto scambi commerciali con la Cina per 217,3 miliardi di dollari Usa, superando gli Stati Uniti per 5,7 miliardi.

Peter Morici, professore di Economia aziendale all'università del Maryland, ritiene che gli Stati occidentali, compresi gli Usa, parlano poco dei diritti umani in Cina perché credono necessario avere buoni rapporti commerciali con Pechino per proteggere le proprie aziende. "Gli accordi economici rendono le maggiori e più influenti ditte occidentali partecipi al mercantilismo cinese" e interessate a che i loro Paesi privilegino l'aspetto commerciale su ogni altro.

Adam Koziel, membro della Fondazione di Helsinki per i diritti umani, concorda che i governi europei "competono tra loro per [accedere al] mercato cinese" e preferiscono ignorare la violazione dei diritti. Un esempio di questo sono state le grandi compagnie Usa di internet, come Yahoo, Microsoft e Google, che a luglio Amnesty International ha accusato di collaborare con la censura cinese per eliminare contenuti "sgraditi" dal web e arrestare i cyber dissidenti, pur di accedere al ricco mercato cinese. (PB)