Bangkok, in vigore la legge marziale

I militari annunciano la creazione di una Commissione che eleggerà un governo ad interim ed il ritorno "al più presto" della vera democrazia. I militari pattugliano le strade con i fiori nei fucili, ma l'economia crolla. La cronologia della crisi che ha scalzato il premier Thaksin.


Bangkok (AsiaNews) – Il colpo di Stato in Thailandia "è riuscito, in nome del re e della Costituzione" ed i militari che lo hanno deciso "riporteranno il più presto possibile la democrazia nel Paese, tramite una Commissione che eleggerà un governo ad interim il quale indirà le vere, nuove elezioni popolari". Lo hanno annunciato alle due del pomeriggio di oggi [ora locale ndr] i capi delle Forze armate thai nel corso di un incontro con il corpo diplomatico accreditato a Bangkok.

Parlando davanti alle fotografie del re e della regina – le uniche autorità thailandesi amate e rispettate da tutta la popolazione – i generali hanno aggiunto che al momento è "in vigore la legge marziale e sono quindi proibiti i raduni di massa non  autorizzati e la diffusione di notizie critiche". In caduta libera il bath [la moneta nazionale ndr] ed il turismo, nonostante le agenzie di viaggio non ritengano la Thailandia un Paese off limits.

Il leader dell'insurrezione, gen. Sonthi Boonyaratglin, sostiene che i militari hanno preso il potere per "unire la nazione dopo mesi di agitazione politica". Il generale sottolinea che "ogni organo politico è fermo. Siamo tutti d'accordo nel dire che il primo ministro Thaksin Shinawatra ha causato una spaccatura nella società che non ha precedenti: ha fatto divenire la corruzione una cosa comune, ha portato il nepotismo ed ha interferito con il lavoro di agenzie indipendenti dal governo, rendendole incapaci di funzionare".

"La Commissione – conclude - non ha intenzione di governare: vogliamo far tornare il potere al popolo il più presto possibile". Per il momento, i soldati che pattugliano Bangkok portano fiori nei fucili e nastri gialli [il colore della pace per i buddisti ndr] sulle bocche di fuoco dei carri armati, per dimostrare che non hanno intenzione di usare la violenza contro la folla.

Alcuni ufficiali confermano l'avvenuto arresto di Chidchai Vanasathidya, vice primo ministro, di Prommin Lertsuridej, segretario dell'ufficio del premier e di Somchai Wongsawat, cognato di Thaksin e segretario presso il ministero della Giustizia.

Da parte sua, il premier – a New Yorlk per un incontro delle Nazioni Unite - sostiene che "il colpo di Stato non può riuscire" e che il governo "ha ancora in mano il controllo del Paese". Il suo portavoce ha aggiunto però che il primo ministro "non ha ancora deciso se tornare o meno in Thailandia".

Brad Adams, direttore della sezione Asia di Human Rights Watch [Hrw, organismo internazionale che lavora per il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo ndr], ha invitato la giunta militare a restaurare le libertà civili di base. Egli spiega infatti che "la Thailandia ha bisogno di risolvere i suoi problemi tramite uno stato di diritto, con la popolazione libera di scegliere il proprio leader".

Adams sottolinea che "il ritorno dei carri armati per le strade di Bangkok è un segno evidente del rischio che corrono i diritti di tutti i cittadini. Rischia anche l'immagine del Paese, fino ad ora considerata nella regione una democrazia efficiente con una forte società civile alla base".

Adams conclude dicendo che "il potere nelle mani di Thaksin ha eroso seriamente il rispetto del governo per i diritti umani, ma sospenderli con la forza non è la risposta".

Quella di ieri è una nuova insurrezione militare nel Paese dopo 15 anni di relativa calma. Dopo decenni di colpi di Stato, nel 1992 i militari hanno interrotto i rovesciamenti politici, con la caduta dell'ultimo regime militare che li aveva costretti al massacro di attivisti pro-democrazia. Il Paese ha rafforzato il sistema democratico grazie alla crisi finanziaria asiatica del 1997-1998: per superarla e sopravvivere, i parlamentari hanno adottato infatti una nuova Costituzione, più democratica, con la benedizione del sovrano.

La crisi politica attuale nasce da una forte opposizione nei confronti del premier: il 23 gennaio 2006, un gruppo di attivisti della classe media del Paese lancia una serie di manifestazioni anti-governative per protestare contro la vendita da parte della famiglia di Thaksin delle quote che deteneva nella Shin Corp - colosso delle telecomunicazioni fondato dal primo ministro prima di entrare in politica - alla Temasek, holding del governo di Singapore. La cessione frutta al premier 1,6 miliardi di euro esentasse e fa infuriare la classe media del Paese.

L'opposizione lo accusa infatti di aver utilizzato la sua posizione politica per ottenere gli "enormi vantaggi" di questa cessione e di aver inserito nell'affare anche quote di aziende statali, che ora cerca di privatizzare per coprirne la nuova dirigenza.

Il problema ha un raggio più ampio: dai fondi del governo dipende buona parte dell'economia nazionale che poggia sull'industria ed, esauriti quelli, molte aziende si trovano costrette a licenziare personale per ridurre le spese. La conseguenza è una crisi economica che colpisce la classe media che vive nelle città.

Per tentare di disinnescare la crisi, il premier - eletto la prima volta nel 2001 e rieletto trionfalmente nel 2005 - scioglie il Parlamento il 24 febbraio e indice una nuova tornata elettore per il 2 aprile:  l'opposizione decide di boicottarle.

I risultati delle urne assegnano la maggioranza relativa dei voti espressi al Thai Rak Thai, il Partito del contestato premier, ma questo, unico in lizza a causa del boicottaggio, viene di fatto battuto dal voto di protesta popolare espresso grazie alla casella di "non voto" presente sulla scheda elettorale.

Due successive elezioni suppletive non riescono a riempire tutti i 40 seggi rimasti vuoti alla prima consultazione: l'Alta corte amministrativa decide il 28 aprile di annullare la terza tornata di suppletive che il giorno successivo avrebbe dovuto assegnare i 14 scranni ancora vacanti.

La decisione di intervento da parte degli organi giuridici era stata richiesta il 26 aprile scorso dal sovrano thailandese, re Bhumibol Adulyadej, che aveva respinto gli inviti a formare in prima persona il nuovo governo. In uno dei suoi rari interventi pubblici aveva aggiunto che "un Parlamento senza opposizione sarebbe stato anti-democratico".

Thaksin si oppone alla richiesta di intervento dei giudici ed il suo intervento segna l'ultimo "affronto" per la popolazione: accusato di mancare di rispetto al re, il premier perde il sostegno dei militari.