Card. Zen, "costretti" a difendere diritti civili e libertà religiosa in Cina

Grazie alla sua libertà, la Chiesa di Hong Kong si è trovata a doversi schierare anche in materie politiche nella ex colonia dove i ricchi capitalisti si sono alleati con Pechino. Le vicende della scuola e delle riunificazioni familiari.


Siena (AsiaNews) - Difendere i diritti civili e politici della popolazione di Hong Kong e la libertà religioso dei cristiani della Cina continentale: sono state le scelte politiche compiute dal governo della ex-colonia britannica e da quello di Pechino a "costringere" la Chiesa cattolica di Hong Kong a schierarsi a tutela dei diritti. A sostenerlo è il vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, intervenuto alla terza edizione delle Giornate del pensiero storico, promosse dalla Fondazione Liberal, sul tema: "Cina e libertà. Una potenza mondiale contro i diritti dell'uomo: ma cosa fa l'Occidente?". All'incontro, che si svolge oggi e domani a Siena, prendono parte anche André Glucksmann, Rino Fisichella, Ferdinando Adornato, Renzo Foa, Bernardo Cervellera – direttore di AsiaNews - e Roberto de Mattei. Prevista anche la consegna del premio Bellaveglia a Wei Jingsheng, presidente della Coalizione transoceanica per la democrazia cinese (laudatio di Aldo Forbice).

Nel suo intervento, il cardinale Zen è partito dall'affermazione che, nella storia, il cristianesimo ha ribaltato la distinzione cara alla cultura greco-romana tra uomini nati per pensare e destinati a dominare e altri, gli schiavi, che sono nati per servire i primi. "In Cina, poi, - ha aggiunto - per secoli abbiamo vissuto sotto un potere assoluto degli imperatori, i quali avevano il diritto di vita e di morte sui loro sudditi. Tutti erano convinti che quella era pure la volontà del Cielo".

"Ma il Dio vero si rivelò molto differente. Egli ha fatto l'uomo secondo la sua immagine. Egli non tollera la schiavitù, venne a servire le sue creature". Arrivato anche in Cina, il cristianesimo spinse gli intellettuali cinesi a capire "la necessità della democrazia per costruire una nazione forte, ma parecchi credettero di vedere la salvezza esclusivamente nel progresso scientifico-tecnico, di tinta atea. Contrariamente a ogni previsione, le congiunture politiche portarono la Cina, un nazione agricola, in braccio al materialismo dialettico. Insomma, sembrava che non ci fosse altra scelta che ateismo, di destra o di sinistra, l'una e l'altra postcristiani. Tanti cinesi, prima di aver occasione di conoscere il cristianesimo, hanno conosciuto l'ateismo postcristiano". "Fortunatamente questa non è tutta la storia. II Dio dei cristiani non è andato in vacanze e i suoi seguaci, i missionari di ogni nazionalità vennero a portare ai cinesi il vero cristianismo".

Intanto, "mentre la bufera comunista imperversava in Cina, ignorata dal resto del mondo, e mentre il partito si arrogava ogni diritto su ogni persona, a Hong Kong una popolazione pure cinese viveva tranquilla all'ombra del regime coloniale britannico. Era gente fuggita dalla Cina, che con la sua laboriosità, abbinata all'esperienza amministrativa degli ufficiali coloniali, ha fatto di questa città la perla dell'Oriente. La Chiesa ha avuto la sua parte rilevante in questa felice storia. I missionari, espulsi dalla Cina, si fermarono a servire i rifugiati provvedendo all'educazione e ai servizi sociali a cui allora il governo non era in grado di provvedere adeguatamente. La gente godeva di tutte le libertà, anche se in un regime coloniale, nessuno sognava di conquistare la democrazia. Ma a un certo punto si prospettò l'impensabile, l'assurdo: mentre tante nazioni si liberavano dal comunismo, Hong Kong doveva cadere pacificamente sotto il dominio comunista".

Ma "la Cina del 1997 è sotto la dittatura del comunismo. Per alleviare le paure della popolazione e della gente che investe capitali in Hong Kong, Deng Xiao Peng inventò la formula magica «un Paese, due sistemi», Hong Kong può mantenere il suo sistema capitalista pur essendo ormai una parte integrante della Repubblica popolare cinese".

"L'ultimo governatore britannico, Chris Pattern, cattolico praticante, ha cercato di mettere su una struttura quasi democratica, ma era troppo tardi. Allo scoccare dell'ora, 1° luglio 1997, quella struttura fu subito smantellata e il potere venne messo in mano a un gruppo di persone amiche di Pechino. Si istituì così una strana alleanza tra i potenti di Pechino e i ricchi capitalisti di Hong Kong".

"Guardando indietro a questi quasi dieci anni trascorsi dopo il passaggio, si constata la formazione di una nuova cultura: di adulazione dei potenti e di oppressione dei deboli. Invece della Rule of law (il rispetto della legge) si è istituita la Rule by law: un cumulo di atti legislativi che ledono i diritti umani dei cittadini per tenerli sotto controllo. Si doveva accettare tutto questo passivamente? Qualcuno accusa la Chiesa di essere stata alleata del regime coloniale e di essere diventata oppositrice dell'attuale governo per partito preso. Non c'è niente di più falso. La realtà è che il governo coloniale, pur non democratico, era controllato da una democrazia in patria, e pur essendo strettamente non confessionale, rappresentava una nazione di cultura cristiana. Interessi comuni rendevano naturale una collaborazione che, però, non poteva essere sospetta di favoritismo da parte del governo né di asservimento da parte della Chiesa. Dopo il passaggio del 1° luglio 1997, una litania di ingiustizie perpetrate o intentate dal governo contro il popolo ha obbligato la Chiesa a venire fuori a favore dei deboli, a essere la voce di quelli senza voce. Non è stata un'opposizione sistematica, tanto meno con un'agenda segreta. La litania delle ingiustizie può essere molto lunga ma mi concentro sui seguenti casi:

1) il governo provvisorio subito dopo il 1° luglio 1997 ha abolito certe leggi passate poco prima del 1° luglio 1997 a favore degli operai;

2) ha risuscitato invece certe leggi, restrittive delle libertà civili, già da tempo in disuso e abolite poco prima dal passaggio (per esempio, il diritto di assemblea, di protestare);

3) il governo ha ristretto il diritto di riunione familiare, cioè il diritto dei figli di residenti di Hong Kong nati sul continente, di vivere a Hong Kong, un diritto riconosciuto da convenzioni internazionali e anche chiaramente inscritto nella Legge basilare, come pure dichiarato dalla Corte di ultimo appello; ma il governo ottenne dal comitato permanente del Congresso del Popolo di dare un'interpretazione opposta della legge e così di negare il diritto già riconosciuto dalla Corte Suprema;

4) centinaia di ragazzi senza carta di identità (solo col permesso provvisorio di soggiorno, ma che però dura per tre o quattro anni), sono stati privati del diritto di andare a scuola; ciò non solo offende il loro diritto di imparare, ma causa in loro anche profonde sofferenze psicologiche perché si sentono abbandonati dalla società;

5) il gruppo dei Fa-lung-kung che è stato dichiarato «setta malvagia» in Cina, rischiava di essere dichiarato tale anche a Hong Kong;

6) l'articolo 23 della Legge basilare prescrive che Hong Kong deve varare le sue leggi anti-sovversione, cioè per la sicurezza nazionale. Nessuno nega la necessità di tali leggi, ma la proposta di legge fatta dal governo era così mal scritta che minacciava diverse libertà fondamentali dell'uomo. Si è chiesto di dar opportunità a tutti di partecipare alla discussione di quella proposta, ma il governo non ha accettato la richiesta e con prepotenza ha spinto la proposta per farla votare nel Consiglio legislativo. Il popolo ha espresso la propria indignazione in una marcia pacifica e ordinata di 500 mila persone e alla fine il governo ha dovuto ritirare la proposta di legge;

7) con una serie di finte consultazioni, il governo ha fatto passare nell'anno 2004 una nuova legge educativa che andrà in pieno vigore nell'anno 2010, la quale priverà noi, la Chiesa cattolica e anche i protestanti, del potere di dirigere le nostre scuole.

In tutti questi casi noi ci siamo associati alla popolazione per opporci alle ingiustizie, qualche volta anche mettendoci alla testa dell'iniziativa (come nei casi 3, 4, 6, 7): qualche volta siamo riusciti a fermare l'ingiustizia (come nei casi 4 e 6), qualche volta abbiamo dovuto accettare la sconfitta (come nei casi 3 e 7, ma nel caso 7 che riguarda la nuova legge educativa, abbiamo notato che essa contraddice la Legge basilare, per cui stiamo facendo causa contro il governo e il caso sarà discusso alla Corte proprio in questi giorni). In alcuni casi noi eravamo con la maggioranza del popolo (nei casi 4 e 6), altre volte siamo stati la minoranza (come nel caso 3), perché il governo è riuscito a mobilitare un egoismo collettivo. Nel caso 7, poi, perfino i nostri, cioè gente della Chiesa impegnata nell'educazione, non hanno subito riconosciuto il grave pericolo della nuova legge e così abbiamo perso tempo per la battaglia. C'è perfino - anche tra gli ecclesiastici - chi giudica tutti questi interventi della Chiesa come politica e perciò non confacenti con la sua missione".

"Tra i diritti umani – ha detto ancora il cardinale - certamente figura al primo posto la libertà religiosa. A questo riguardo, nel senso stretto dell'esercizio della nostra fede, non abbiamo niente di cui lamentarci a Hong Kong. Ma oltre il confine tra Hong Kong e il resto alla Cina è tutta un'altra cosa. La libertà religiosa che è sancita dalle costituzioni è praticamente amministrata dagli ufficiali del governo che sono convinti seguaci dell'ateismo. Speriamo che nelle prossime trattative tra la Santa Sede e Pechino, si arrivi a un accordo che garantisca ai nostri fratelli in Cina una vera libertà religiosa, ma nel frattempo dobbiamo non solo lamentarci della persecuzione inflitta ai cattolici della Chiesa cosiddetta clandestina, ma anche delle continue vessazioni nei confronti della Chiesa ufficiale. Noi di Hong Kong siamo stati richiamati alla regola della Legge basilare che nella Cina continentale proibisce di interferie nelle cose della Chiesa. Ma apparteniamo alla stessa famiglia: come possiamo stare zitti quando vediamo i diritti dei nostri fratelli conculcati continuamente e sfacciatamente? È vero che tocca a quei nostri fratelli difendere la loro libertà religiosa, e lo fanno con tanta costanza e tenacia. Ma anche il nostro sostegno spirituale è di grande aiuto. Sono contento che in certe occasioni ho potuto dire quel che essi vorrebbero ma non possono dire, come nel caso della campagna anticanonizzazione del 2000 e nelle recenti ordinazioni illegittime di vescovi".

Proprio a proposito della sua conoscenza della realtà cinese, il cardinale Zen, che spera di approfittare di questa presenza in Italia per incontrare il Papa, sembra avere l'intenzione di chiedere a Benedetto XVI di alleviargli il peso della diocesi di Hong Kong per poter avere maggiore disponibilità di tempo e svolgere meglio un ruolo di consigliere della Santa Sede per gli affari cinesi.