"Omicidio di Stato" la fucilazione dei tre cattolici indonesiani
di Benteng Reges

È l'accusa dei legali dei tre giustiziati: porteremo il caso alla Corte internazionale, Jakarta ha commesso un'ingiustizia e violato i diritti umani.


Palu (AsiaNews) – I famigliari dei tre cattolici fucilati lo scorso 22 settembre a Palu, Sulawesi centrali, porteranno il caso alla Corte penale internazionale di Ginevra, denunciando lo Stato indonesiano per "avere agito in modo tendenzioso contro cittadini innocenti, le cui vite andrebbero, invece, protette". A comunicarlo è uno degli avvocati, che hanno difeso Fabianus Tibo, Marinus Riwu, e Dominggus da Silva, giustiziati come principali responsabili di violenze contro la comunità musulmana durante il conflitto interreligioso di Poso nel 2000.

Alexius M. Adu dichiara di avere prove che la fucilazione dei tre è stato "un omicidio di Stato". "Jakarta – accusa il legale – ha agito contro la legge, violando i diritti umani di queste persone, a cui non sono stati neppure concessi funerali religiosi".

Dura anche la denuncia dell'East Indonesia Solidarity Forum. Secondo questa organizzazione, che riunisce membri di diverse etnie e tradizioni culturali, il procuratore generale Abdul Rahman Saleh e il capo della polizia, Sutanto, sono esempi del degrado dei diritti umani nel Paese. Il gruppo denuncia anche il tentativo del governo di classificare le proteste del fine settimana ad Atambua e Maumere (Timor ovest) sotto la definizione di "rivolte a matrice religiosa". Ma la realtà, spiega il Forum, è che i manifestanti dimostravano non solo contro l'uccisione di "tre cattolici", ma contro quella di "persone innocenti". L'Indonesia Mujahidin Council (MMI), guidato dall'estremista islamico, Abu Bakar Baasyir, ha bollatole le proteste come "illegali atti terroristici".

Il "trio di Poso", come ormai la stampa indonesiana chiama i tre, è stato fucilato a Palu il 22 settembre. Il verdetto che li ha giudicati colpevoli è ritenuto da più parti influenzato dai fondamentalisti islamici e frutto di un processo sommario, che non ha tenuto conto di numerose prove e testimoni a loro favore. Il caso aveva attirato anche le attenzioni del Papa, che si era appellato ad agosto alla clemenza del presidente indonesiano. Un comunicato della Sala stampa vaticana, diffuso il giorno dopo l'esecuzione capitale, esprime "vivo rammarico" per la morte dei tre e ricorda le occasioni in cui la "Segreteria di Stato è intervenuta ripetutamente presso le autorità indonesiane per chiedere, a nome del Santo Padre, un gesto di clemenza in favore dei tre condannati". "Oltre al telegramma reso pubblico il 12 agosto, - si legge nel testo - il Segretario di Stato card. Angelo Sodano ha inviato al Capo dello Stato, Susilo Bambang Yudhoyono, due lettere, in data 5 dicembre 2005 e 7 marzo 2006. Altri passi sono stati compiuti attraverso l'ambasciata dell'Indonesia presso la Santa Sede il 13 dicembre 2005, il 14 febbraio e il 20 settembre 2006".