Legge anti-conversione in Gujarat, un problema anche per la minoranza gianista
di Bal Patil

L'Assemblea statale del Gujarat ha approvato un emendamento alla Legge sulla libertà religiosa che classifica gianisti e buddisti come indù. Bal Patil*, famoso attivista che lavora da anni per la causa della minoranza gianista, definisce la classificazione un arbitrario attacco all'identità religiosa del suo gruppo, difesa dalla stessa Costituzione indiana.


Delhi (AsiaNews) – L'Assemblea statale del Gujarat ha approvato un emendamento al decreto sulla libertà religiosa che classifica gianisti e buddisti come indù: questo è un attacco arbitrario alla distinta identità di queste religioni, riconosciuta e difesa dalla Costituzione stessa.

Io non posso fare nulla di meglio che citare quello che disse il Pandit Jawaharlal Nehru quando assicurò ad una delegazione gianista che avrebbe risolto le ambiguità contenuta nella seconda spiegazione dell'art. 25 della Costituzione indiana. Il 25 gennaio del 1950, infatti, una delegazione religiosa incontrò l'allora primo ministro ed altri leader centrali per attirare la loro attenzione sull'anomala posizione dei gianisti rispetto all'articolo 25 e presentare un petizione sulla materia. In risposta, Nehru ci assicurò che i gianisti non erano considerati indù.

Sei giorni dopo, il suo primo segretario A. V. Pai rispose alla petizione: "E' chiaro a tutti che i buddisti non sono indù, come è chiaro che non lo sono i gianisti. Non vi è alcun dubbio che questi formano una religione a sé, e la Costituzione non colpirà in alcun modo questa realtà".

Nel suo discorso ad Allahbad, il 3 settembre del 1949, Nehru disse: "Non vi sono dubbi sul fatto che la maggioranza dell'India è indù, ma non si devono dimenticare le comunità islamiche, cristiane, parsi e gianisti. Se l'India fosse conosciuta come 'nazione indù', vorrebbe dire che le sue minoranze non ne fanno parte".

La Commissione nazionale per le minoranze è arrivata a raccomandare l'ingresso dei gianisti nella comunità delle minoranze. Questo è avvenuto a causa di una serie di fattori che la distingue dalle altre, fra cui: la rilevanza delle norme costituzionali; vari pronunciamenti giuridici; la differenza fondamentale con il credo indù per ciò che riguarda riti e filosofia; il numero sostanziale di membri della comunità. Questa decisione è stata approvata il 3 ottobre del 1994.

A tutt'oggi i gianisti sono riconosciuti come minoranza nel Maharashtra, Karnataka, Madhya Pradesh, Rajasthan, Uttar Pradesh, Chhattisgarh, Jharkhand, ed Uttaranchala. Al momento sto lavorando per chiedere il riconoscimento finale alla Corte suprema indiana.

Gli indù ed i gianisti hanno delle differenze fondamentali. Lokmanya Tilak, nel 1904, scriveva: "Nei tempi antichi sono stati macellati come sacrificio innumerevoli animali. I gianisti hanno il merito di aver interrotto questo terribile massacro". Al limite, sarebbe più corretto dire che sono gli indù moderni ad aver adottato la cultura gianista, piuttosto che affermare che sono i gianisti ad aver assimilato la cosiddetta cultura indù.

Nei tempi passati, conosciuti come vedici, non vi è nulla che passerà alla storia come indù. Inoltre, i gianisti non credono nel rituale indù-vedico-bramanico dello Shraddha [il termine ha molti significati, ma in generale si riferisce all'intendere ogni azione della vita umana secondo i dettami indù ndr].

Gianisti, buddisti e sikh sono sempre stati considerati religioni a sé stanti, già dal primo censimento indiano del 1873, compilato secondo la Legge sul censimento. Alla luce di queste evidenze, con rispetto definisco l'approvazione della Legge sulla libertà religiosa approvata dal Gujarat una chiara violazione dell'identità costituzionale e religiosa di gianisti e buddisti. Chiedo con urgenza che questo venga abolito.

*Patil è il segretario generale del Gruppo indiano per la minoranza gianista. Ex membro della Commissione statale per le minoranze del Maharashtra, lavora da dieci anni per la causa dei gianisti presso la Corte suprema del Paese.