Congresso missionario a Chiang Mai: il piccolo gregge testimonia che "Cristo è asiatico"
di Bernardo Cervellera

Di fronte a persecuzioni e difficoltà la Chiesa non cerca lo scontro, ma vive l'entusiasmo della testimonianza. I doni del papa per l'Asian Mission Congress.


Chiang Mai (AsiaNews) – "Cristo è nato, morto e risorto in Asia… ma ancora adesso qui Egli è considerato uno straniero". P. Saturnino Dias, responsabile generale del Congresso missionario asiatico (Asian Mission Congress, Amc) ricorda lo strano destino del cristianesimo, religione nata in Asia, dove però ha fatto poca fortuna. L'Amc – ha continuato p. Dias - vuole affermare che "Cristo è asiatico".

Ancora adesso, dopo secoli di presenza cristiana, i cattolici sono circa l'1% del continente, un "piccolo gregge", come lo ha definito mons. Orlando Quevedo, segretario generale della Fabc (Federazione delle conferenze episcopali asiatiche).

A questa situazione ha contribuito certo la storia e la politica. Attualmente, su 52 Paesi asiatici, almeno 32 limitano in qualche modo la missione dei cristiani: i paesi dell'Islam (dal Medio oriente al Pakistan, all'Indonesia, alla Malaysia) mettono difficoltà a chi vuole convertirsi; India e Sri Lanka spingono sempre di più per leggi anti-conversione; i Paesi dell'Asia centrale – escluso il Kazakistan – limitano la libertà religiosa; i Paesi comunisti (Cina, Laos, Vietnam, Nord Corea) soffocano o addirittura perseguitano la Chiesa.

Di fronte a questo quadro doloroso, le Chiese dell'Asia non cercano lo scontro. Esse vogliono soprattutto rinnovare la loro fede e la testimonianza della vita, che non può essere frenata da nessuna persecuzione.

Proprio per questo mons. Gilbert Garcera (Filippine), vice segretario dell'Amc, ha detto che questo sarà un congresso di catechesi e pastorale, quasi un abc della missione "per comunicare ai cristiani asiatici l'entusiasmo della fede e rinnovare l'impegno della missione". Pur non avendo grandi mezzi, i cristiani vogliono "incoraggiarsi l'un l'altro; vivere nel rispetto delle altre religioni, imparando gli uni dagli altri; approfondire sempre di più la fede cristiana nelle culture asiatiche".

Questo enorme impegno, con piccoli mezzi, può essere attuato proprio mediante la testimonianza della vita. Nell'incontro coi giornalisti, mons.Vincent Conçessao (India), responsabile del settore "evangelizzazione" nella Fabc ha spiegato che la testimonianza cristiana di asiatici è la strada possibile da subito per riaffermare questo "diritto" di cittadinanza nel continente, giocandosi nella proclamazione della fede, ma anche nell'affronto degli enormi problemi sociali in cui languono molti asiatici: povertà, fame, malattie, migrazioni.

Tutto questo va ottenuto in un'amicizia con i membri delle altre religioni "arricchendosi gli uni gli altri", valorizzando "i semi che Dio ha seminato nella loro vita".

Fra i convenuti si respira già molto entusiasmo: "il fatto di essere riusciti ad organizzare un incontro fra gruppi di decine di linguaggi diversi, da distanze enormi e da culture differenti e con mezzi poveri, è già un successo", dice un delegato dell'India.

Oggi, alla sede del Congresso sono giunti il card. Crescenzio Sepe, legato papale; il card. Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, e il nunzio di Bangkok, mons. Salvatore Pennacchio. Quest'ultimo ha portato ai congressisti due doni del papa: un  calice, che sarà usato nelle celebrazioni eucaristiche (e che sarà poi sempre usato nei futuri Congressi asiatici), e un ostensorio per l'adorazione comune, che sarà celebrata venerdì 20 ottobre. Il card. Poupard, del Pontificio consiglio per la cultura, impossibilitato a venire, ha inviato un messaggio. In esso si legge fra l'altro: "La storia di Gesù non è una favola o un mito…É una storia reale.. e per questo essa trascende le culture ed è una chiamata alla fede per l'intera umanità fino agli "estremi confini della terra".