Pechino, tutto pronto il terzo forum Cina - Africa

Cominciano ad arrivare nella capitale cinese i leader degli Stati africani, che vedranno cancellato il loro debito con la Cina. Confermata la presenza del dittatore Mugabe.


Pechino (AsiaNews) – Sono in arrivo nella capitale cinese i leader degli stati africani che parteciperanno al terzo forum per la cooperazione Cina - Africa, previsto per il 4 ed il 5 novembre prossimo. Il piano di lavoro di questo incontro prevede la cancellazione del debito africano nei confronti della Cina, ma anche la firma di nuovi contratti.

Il vice-ministro cinese del Commercio, Wei Jianguo, ha ricordato il 26 ottobre scorso che "gli investimenti cinesi hanno promosso la crescita nei paesi africani, aumentato le opportunità di lavoro, portato innovazioni tecnologiche in Africa e migliorato gli standard di vita del popolo africano". In questo modo, cerca di rispondere a chi accusa il colosso asiatico di voler perseguire una nuova colonizzazione dell'Africa.

Il ministero degli Esteri cinese ha confermato inoltre ieri la presenza alla conferenza sino-africana del dittatore dello Zimbabwe, Robert Gabriel Mugabe, e del presidente del Sudan, Omar Hassan el Beshir, tra gli oltre 40 capi di stato e di governo invitati.

Robert Mugabe, dittatore dello Zimbabwe, è isolato dai governi occidentali che chiedono maggior rispetto per i diritti umani e la creazione di uno Stato di diritto. Per questo la sua politica "guarda a Oriente". Pechino gli ha venduto merci e armi.

Quest'anno già tre diverse missioni hanno portato prima il ministro degli Esteri Li Zhaoxing, poi il presidente Hu Jintao e infine il Primo ministro Wen Jiabao in quindici paesi africani (Marocco, Nigeria, Kenya, Capoverde, Senegal, Liberia, Mali, Libia, Congo, Angola, Ghana, Sudafrica, Tanzania, Uganda). Dal 2000 al 2005 gli scambi commerciali tra Cina e Africa sono cresciuti del 300% e superano i 40 miliardi di dollari Usa annui.

Nel continente nero, Pechino cerca per prima cosa petrolio ed altre materie primi (metalli, minerali e legna), ma ha anche fatto investimenti, finanziato strade e altre opere pubbliche e raffinerie, in genere pretendendo che le opere fossero appaltate a ditte cinesi. Le ditte cinesi, poi, spesso portano anche materie prime (come il cemento) e mano d'opera, servendosi dei lavoratori locali soprattutto per la manovalanza non qualificata. Molti lavoratori africani vedono ormai con paura l'arrivo dei cinesi, temendo che possano minacciare il loro già misero tenore di vita.

La concorrenza degli prodotti cinesi ha impoverito le economie di molti Stati africani, le cui merci (per esempio nel tessile) già penalizzate sui mercati occidentali, non riescono a competere nemmeno sui mercati nazionali a causa dell'invasione della Cina. Spesso i manufatti cinesi risultano di qualità scadente. In Nigeria ditte provenienti dalla Cina sono state accusate di introdurre merci di qualità scadente e mere contraffazioni di altre marche: nel dicembre 2005 nella capitale Lagos i funzionari nigeriani hanno chiuso diversi centri commerciali di ditte cinesi.

Nel suo impegno ad allargare mercati ed alleanze, Pechino, non nega collaborazione e aiuto ai governi più repressivi del Continente. Gli Stati occidentali, invece, spesso subordinano gli scambi economici al rispetto dei diritti politici e alla concessione di riforme sociali. La Cina è il primo esportatore di petrolio dall'Angola, il cui governo è ritenuto tra i più corrotti. E' anche un grande acquirente del petrolio del Sudan, al quale ha fornito un importante aiuto politico presso le Nazioni Unite, prospettando di esercitare il veto per impedire una dura risoluzione di condanna per il genocidio nel Darfur.