Critica, ma senza rompere, l'Europa pone scadenze alla Turchia

I rapporti con Cipro, le libertà di espressione e religione, i diritti delle donne e del sindacato i punti principali sui quali l'atteso rapporto Ue chiede l'adeguamento di Ankara agli standard europei.


Bruxelles (AsiaNews) - Critica, ma senza arrivare alla rottura, l'Europa dà alla Turchia la scadenza di metà dicembre – quando ci sarà la riunione del Consiglio europeo - per adeguarsi alle richieste comunitarie in materia di apertura al commercio con Cipro, libertà di espressione e di religione, diritti delle donne e dei sindacati. Queste le richieste della Commissione europea, alla luce del rapporto del commissario all'allargamento, Olli Rehn, che ha toni decisamente critici sul progresso delle riforme nel Paese.

Il dossier europeo punta l'indice anche sul contestato articolo 301 del Codice penale, che sanziona chi rivolge critiche alla nazione turca ed ha permesso di mettere sotto processo personalità come il premio Nobel Orhan Pamuk, e rinnova la richiesta che sia il governo ad avere il controllo politico sulle forze armate.

Il rapporto afferma che durante il 2006, la Turchia "ha compiuto progressi nelle riforme", ma "ne è diminuito il ritmo".

Le osservazioni del rapporto riguardano sostanzialmente due campi: quello economico-diplomatico, con la questione cipriota, e quello dell'adeguamento della legislazione turca allo standard europeo in materia di libertà e diritti umani. La questione cipriota è tanto delicata che venerdì scorso il premier turco Recep Tayyip Erdogan aveva auspicato che se ne occupassero le Nazioni Unite, piuttosto che l'Unione europea. Il fatto è che un anno fa la Turchia si è impegnata ad aprire i suoi porti e aeroporti a Cipro entro la fine del 2006. Il che finora non è avvenuto. A settembre la presidenza finlandese ha proposto un compromesso che prevede la ripresa del commercio fra l'Unione europea e la cosiddetta Repubblica Turca di Cipro, la parte nord dell'isola, che nel mondo è riconosciuta solo da Ankara. Ma neppure questo sembra aver sbloccato la chiusura turca. Un sondaggio ha anche rilevato che il 70 per cento dei turchi preferirebbe una sospensione dei negoziati piuttosto che vedere il loro governo fare concessioni all'Europa su tale questione.

Sul fronte dei diritti umani e delle libertà, il rapporto chiede innanzi tutto la cancellazione o la modifica del contestato articolo 301, considerato contrario ala libertà di espressione. Nel campo dei diritti umani si afferma che in Turchia c'è libertà di culto, ma che la libertà di religione per le minoranze deve essere molto rafforzata. Maggiore tutela viene anche chiesta per i diritti delle donne e dei sindacati. E si vorrebbe anche maggiore attenzione per i diritti umani e sociali, oltre che per i problemi economici dei curdi.

Nel suo commento a caldo, il primo ministro Erdogan ha sottolineato che il processo per l'ingresso della Turchia nella Ue andrà avanti. "Dal mio punto di vista – ha sostenuto - non c'è possibilità di una rottura o qualcosa del genere, né di una sospensione, una interruzione o di una fermata del treno in stazione". Ci potrebbe però essere, ha aggiunto, un "rallentamento" su alcuni capitoli.

Nei confronti dell'Europa, dice ad AsiaNews Ugur Yorulmaz, capofila del movimento turco degli obiettori di coscienza, ci sono quattro diversi gruppi di opinione pubblica. Il primo è quello dei "resistenti": radicalmente nazionalisti fanno obiezione a qualsiasi cosa venga chiesta dall'Europa, accusata di voler dividere il Paese. Ci sono poi i "nazionalisti soft": vogliono entrare nella Ue, ma senza fare cambiamenti. Vogliono avere il modo di vita dei cittadini europei, ma hanno paura di perdere le loro tradizioni. A volte vengono influenzati dalle idee del primo gruppo. I "variabili", che compongono il terzo gruppo, non hanno alcuna idea sulla Ue: alcuni cambiano idea ad ogni passo del rapporto con l'Europa. Pian piano stanno ponendosi sul piano negativo.

A questo ed al secondo gruppo appartiene la grande maggioranza dei turchi.

L'ultimo gruppo è quello dei sostenitori dell'Europa ed è anch'esso complesso. Ci sono quelli che vogliono l'Europa e sostengono le riforme. Altri non vogliono l'Europa, ma pensano che questo sia il miglior modo per avere le riforme. I socialdemocratici, alcuni democratici benpensanti, molti uomini d'affari (quelli importanti) e la maggioranza dei curdi, in genere vogliono unirsi all'Europa e fare le riforme.