Suore picchiate a Xian, accordo extra-giudiziario con gli assalitori

Le missionarie francescane hanno accettato un risarcimento di 260mila yuan da parte dei 9 assalitori che hanno picchiato a sangue le religiose che cercavano di difendere dalla demolizione la scuola diocesana del Rosario. La superiora della congregazione ringrazia chi si è interessato alla situazione e perdona gli aggressori.


Xian (AsiaNews) – Le missionarie francescane del Sacro Cuore del convento di Xian hanno accettato un accordo extra-giudiziario con gli assalitori che un anno fa hanno picchiato a sangue 16 religiose, che cercavano di difendere dalla demolizione la scuola diocesana del Rosario. Lo conferma ad AsiaNews suor Maria Goretti Yang Conghui, superiora della congregazione.

La religiosa spiega che il 27 ottobre scorso, il gruppo di avvocati che difende gli assalitori - fra cui il proprietario della compagnia che aveva comprato il terreno su cui sorge la scuola – ha firmato un assegno da 260mila yuan (circa 26mila euro) come risarcimento per le spese mediche sostenute dalle suore. Pochi giorni dopo l'aggressione, avvenuta il 23 novembre 2005, la compagnia aveva già dato 90mila yuan alle suore ricoverate in ospedale per le ferite subite.

Dopo l'accordo, il convento ha rilasciato una dichiarazione ufficiale, ricevuta da AsiaNews, in cui si afferma che "gli assalitori hanno capito di aver causato diverse ferite, fisiche e psicologiche, alle nostre suore ed hanno espresso un sincero pentimento".

Inoltre, "le religiose perdonano e cercano di riconciliarsi con chi le ha aggredite in spirito di compassione ed amore di Cristo, e soprattutto ringraziano tutti coloro che in vari modi si sono interessati alla loro situazione".

L'accordo non comporta la chiusura del processo; a questo proposito, il convento "esprime la speranza che la Corte pronunci una sentenza lieve" per permettere agli aggressori di tornare alla società e ricostruire le loro vite: le religiose "non hanno obiezioni neanche davanti ad un rilascio senza condanna".

La pubblica sicurezza di Xian ha arrestato i 9 uomini – il proprietario della compagnia ed 8 dipendenti fra i 24 ed i 28 anni – pochi giorni dopo la violenta aggressione.

Picchiate con pugni, calci e manganelli, 14 suore sono finite in ospedale: una di loro, suor Cheng Jing, ha perso la vista da un occhio mentre suor Dong Jianian ha riportato gravi traumi alle vertebre lombari.

La scuola, già proprietà della Chiesa, era stata utilizzata dal governo di Xian fin dalla presa di potere di Mao, e confiscata durante la Rivoluzione Culturale. Da alcuni anni l'edificio era vuoto e il governo – violando la legge cinese – invece di ridarlo ai legittimi proprietari, l'ha venduto all'azienda edile. Subito dopo le violenze, il governo aveva dato la colpa a dei "teppisti" dell'accaduto e si era detto "pronto a pagare 3 mila yuan (300 euro)" per le suore ferite gravemente.

La prima audizione del processo si è tenuta il 17 ottobre scorso: i 9 hanno pronunciato una dichiarazione in cui sostengono di "non aver partecipato al pestaggio vero e proprio" anche se ammettono di aver assistito "alla terribile scena in cui le suore sono state picchiate con bastoni e prese a calci e pugni".

Conclusa la prima parte, il giudice ha "suggerito" ai contendenti di "cercare un accordo extra-giudiziario": i negoziati fra le suore e gli avvocati sono andati avanti per 10 giorni.

La superiora "aveva chiesto 500mila yuan come risarcimento, il minimo per pagare le spese chirurgiche e le terapie farmacologiche", ma ha accettato una somma minore "dato che gli assalitori hanno riconosciuto i loro errori".

Pochi giorni dopo l'aggressione, l'allora arcivescovo di Xian mons. Antonio Li Duan – morto il maggio successivo – si è recato in sedia a rotelle a visitare le suore ricoverate. Per ridare il terreno e la scuola – che appartenevano già alla diocesi – il governo ha chiesto alla Chiesa di Xian 6,5 milioni di yuan. Mons. Li Duan ha accettato, sebbene per molti sacerdoti e fedeli il gesto è un sopruso che la Chiesa è stata costretta a subire.

Proprio a causa di questo sopruso, ora la diocesi è in grave crisi finanziaria ed ha difficoltà persino a mantenere i sacerdoti locali.