Ufficiale: la Cina ammette che i condannati a morte sono la base del traffico di organi

Le autorità sanitarie lo ammettono per la prima volta. Riconosciuta l'esistenza di un lucroso mercato nero. Negata la partecipazione di funzionari pubblici e indicati come responsabili i chirurgi, che però negano ogni coinvolgimento.


Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo ammette che in Cina c'è un traffico illegale di organi umani per i trapianti. Ma conclude che a farlo sono i chirurghi e detta un "codice di condotta".

Il 14 novembre a Guagzhou nel Summit nazionale sul trapianto degli organi Huang Jiefu, viceministro della Sanità, ha ammesso che "la maggior parte degli organi sono prelevati dai condannati uccisi", aggiungendo che "le pubbliche autorità richiedono il consenso informato dei prigionieri o delle loro famiglie alla donazione degli organi". Ha ripetuto che il prelievo, la distribuzione e il trapianto degli organi "debbono avvenire con l'attento controllo delle amministrazioni e deve essere eliminato il 'mercato nero' ", specie quello che preleva organi da soggetti non consenzienti per venderli a caro prezzo a cittadini stranieri. Ha annunciato l'istituzione di un registro per tutte le donazioni di organi.

La Cina è stata spesso accusata da parenti dei condannati a morte di utilizzare gli organi di questi per i trapianti, senza un loro effettivo consenso, al di fuori di procedure e controlli formali e con la complicità dell'amministrazione. Ogni anno, secondo dati ufficiali, ci sono tra le 2 mila e le 10 mila esecuzioni, il maggior numero al mondo. I parenti lamentano che spesso non viene consegnato loro nemmeno il corpo del congiunto. Le ong per la tutela dei diritti hanno rivelato l'esistenza di un vero mercato per la vendita degli organi a cittadini stranieri, che entrano nel Paese come turisti per sottoporsi a trapianto. A seguito di queste accuse il ministro della Sanità lo scorso marzo ha promulgato un Regolamento provvisorio per la procedura amministrativa dei trapianti clinici di organi umani, che dispone che i trapianti siano eseguiti solo in ospedali e con medici specializzati e proibisce l'impiego di organi non provenienti da donatori. Ma i chirurgi commentano che la normativa, in vigore dal 1° luglio, "non ha avuto alcun effettivo risultato".

E' la prima volta che fonti ufficiali ammettono l'esistenza del mercato nero e il diffuso prelievo di organi dai condannati a morte, finora sempre negati. Immediata la risposta dei medici, ai quali il ministro della Salute ha chiesto in questi giorni di aderire al codice etico e che si vedono, quindi, attribuire ogni responsabilità per questo fenomeno. Il codice di condotta, infatti, insiste nella necessità, per tutto il personale medico, di rispettare la legge e i principi etici dell'arte medica e di non partecipare al commercio, al prelievo e al trapianto non autorizzato di organi, anche controllando l'esistenza di un regolare consenso scritto del donatore.

Circa 600 chirurgi presenti a Guangzhou hanno subito sottoscritto una dichiarazione in cui affermano di non essere coinvolti in alcun trapianto di organi; di non aver partecipato ad operazioni su pazienti esteri entrati come turisti; di essersi sempre attenuti alla legge e ai principi etici medici. (PB)