Dopo i funerali di Gemayel, in Libano resta il clima di scontro
di Youssef Hourany

Rientra nel governo il ministro dimissionario Hassan Sabeh, ma Hezbollah minaccia l'avvio delle manifestazioni di piazza. Appelli alla ripresa del dialogo. Il governo convocato per sabato per il suo consenso al tribunale internazionale, mentre a Beirut è tornato Brammertz, l'inquisitore dell'Onu.


Beirut (AsiaNews) – Il rientro nel governo di uno dei sei ministri dimissionari, Hassan Sabeh, e lo sciopero generale proclamato dalle associazioni economiche e industriali libanesi per chiedere che anche gli altri i ministri prendano la stessa decisione per permettere la ripresa del Paese, sono le prime reazioni all'appello lanciato ieri sera dal primo ministro Fouad Siniora perché, vista la situazione creatasi con l'uccisione del ministro Pierre Gemayel, i dimissionari ritornino sui loro passi. Ma da Hezbollah è arrivata una indiretta risposta negativa: ieri sera il segretario generale del Partito di Dio, Hassan Nasrallah, ha imposto di scioglieri ai suoi seguaci che avevano creato un blocco sulla strada per l'aeroporto, ma Ali al-Moqdad, parlamentare dello stesso movimento, ha minacciato che, terminati i tre giorni di lutto nazionale, cominceranno le manifestazioni di piazza contro l'attuale governo.

Celebrati i funerali del ministro Pierre Gemayel si susseguono, intanto, le reazioni sia a livello nazionale che internazionale e regionale. Il ministro degli esteri francese, Douste-Blazy, dopo il rito,  ha avuto dei colloqui con il primo ministro Siniora, che ha ricevuto il pieno appoggio del governo francese all'applicazione della risoluzione 1701 ed alla necessita di formare il più presto possibile il tribunale internazionale che sarà incaricato di indagare, e giudicare, i responsabili dei 15 attentati avvenuti in Libano durante questi ultimi due anni. Da registrare in proposito, l'arrivo, ieri sera a Beirut, di Serge Brammertz, il capo della missione dell'Onu che sta svolgendo le indagini sull'assassinio dell'ex premier Rafic Hariri e l'annuncio della convocazione per domani, sabato, del Consiglio dei ministri, per approvare la richiesta del Consiglio di sicurezza per la formazione del tribunale delle Nazioni Uniti. Nell'occasione Siniora ha ribadito la sua ferma volontà di rimanere alla guida del governo, come segno di rispetto verso tutti i martiri del 14 marzo, ed ha salutato la memoria del ministro Gemayel, definito "il martire del tribunale delle Nazioni Unite".

Douste-Blazy si e anche recato a Bkerke, dove ha avuto un lungo colloquio con il patriarca maronita il cardinale Sfeir, al quale ha consegnato una lettera inviata dal presidente Chirac. Alla fine dell'incontro con il porporato il ministro francese ha affermato la necessità di aiutare il Libano a uscire della crisi attuale ed ha criticato l'opposizione, che sta cercando di distruggere il Paese.

Il ministro francese prima della sua partenza ha avuto un incontro anche con il presidente della Camera dei deputati Nabih Berri, che ha discusso con lui l'importanza della formazione del tribunale dell'ONU e la necessita di riprendere il suo ruolo come mediatore fra tutti le parti libanesi.

Il segretario della Lega Araba, Amr Moussa, prima del suo rientro in Egitto ha indirizzato un appello a tutti le parti per riprendere la via del dialogo, unico mezzo capace di far uscire il Paese dall'ondata di violenza, esprimendo la disponibilità della Lega araba di garantire a tutti il clima dovuto per la ripresa del dialogo. Moussa ha condannato l'assassinio del ministro Gemayel, puntando il dito verso i nemici del Libano. Di "operazione terrorista ignobile" ha parlato l'ambasciata dell'Iran, sul quale, insieme alla Siria, si concentrano le accuse del governo. Responsabili dell'omicidio, secondo Teheran, sono "i nemici del Libano, che hanno voluto far saltare la pace civile e l'unità nazionale". Da Damasco, il ministro dell'emigrazione signora Boussaina Chehban ha respinto le accuse rivolte contro il suo governo, definendo l'attentato  parte del complotto regionale ed internazionale in un momento segnato dall'apertura del governo siriano verso l'occidente e i Paesi vicini, dopo il ristabilimento dei rapporti diplomatici con l'Iraq, e un atto contro le mediazioni che mirano a rilanciare il dialogo con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna.

Il ministro Souleiman Frangieh, in una dichiarazione fatta nel pomeriggio di ieri, ha lanciato dure critiche contro i seguaci del movimento del 14 Marzo, invitando il presidente Gemayel a non credere molto alla verità delle loro lacrime,ed ha accusato, senza nominarlo, Samir Geagea, "perché questi atti criminali fanno parte della sua strategia". Frangieh ha aggiunto che il Libano non vivrà in pace fin quando Walid Joumblatt e Samir Geagea rimarranno fuori dalla prigione.

Il presidente del Partito delle Falange, Karim Pakradoni, infine, ha lanciato un appello a tutti perché riprendono la via del dialogo ed ha espresso la sua speranza nella saggezza del presidente della Camera dei deputati Nabih Berri, chiedendo di rispettare la memoria del ministro Pierre Gemayel, con la preghiera, che è capace di calmare le anime tormentate.