In Myanmar l'esercito protegge il commercio dell'oppio

Secondo esperti, le milizie etniche che controllano il narcotraffico garantiscono alla giunta ordine a livello locale e benefici economici ad ufficiali militari; in cambio il regime chiude un occhio sulla produzione e lo smercio di stupefacenti.


Yangon (AsiaNews/Agenzie) – In Myanmar, uno dei maggiori produttori mondiali di stupefacenti, esiste un sinistro legame tra la giunta militare, gli eserciti di milizie etniche e la rete di coltivatori, finanziatori ed esportatori impiegati nel narcotraffico. Anche se il governo sostiene di combattere il commercio di droghe, uno studio della Shan Herald Agency for News (SHAN), mostra che spesso la giunta militare lo favorisce e lo protegge per tornaconto personale.

Basato su osservazioni dirette e dichiarazioni di testimoni oculari ed ex collaboratori di trafficanti, lo studio della SHAN denuncia che molti leader di milizie etniche, specie delle popolazioni Lahu, Kachin e Wa, garantiscono al governo centrale il controllo dei loro territori e in cambio hanno mano libera per produrre droga, esportarla oltre confine e organizzare casino per il gioco d'azzardo. Le milizie locali - dice la SHAN - combattono le forze anti-governative, garantiscono rifornimenti all'esercito nazionale, fanno preziosi regali agli ufficiali e alle loro mogli e finanziano le feste e le operazioni militari; in cambio coltivano e smerciano liberamente droga, anche oltre il confine cinese, talvolta avvalendosi addirittura della protezione dell'esercito stesso. Dal canto loro, fonti militari giustificano l'appoggio alle milizie etniche definendolo essenziale per la sicurezza e l'ordine del territorio.

In molti ritengono solo "parziale" la collaborazione del Myanmar con le Nazioni Unite e le organizzazioni antinarcotici occidentali. Le stime sulla diminuzione della produzione di oppiacei nel Paese non devono ingannare. La coltivazione del papavero da oppio è passata da 1.676 tonnellate nel 1997 a 680 nel 2000. Ma questo dipende: da una parte, dalla maggior produzione in altri Stati come l'Afghanistan e, dall'altra, dalla feroce persecuzione della giunta contro precise etnie. Con lo scopo di costringerli a trasferirsi, il governo, ad esempio, ha distrutto le coltivazioni di oppio di centinaia di migliaia di Shan, ma non tocca quelle delle etnie a lui favorevoli. Lo studio della SHAN mostra, infatti, che la produzione di oppio è fiorente e in aumento nella zona nord orientale, controllata dalle etnie più potenti, in rapporto con i grandi narcotrafficanti e in collusione con i militari. (PB)