Israele annuncia la ripresa dei negoziati con la Santa Sede
di Arieh Cohen

La visita, non annunciata in precedenza, di una delegazione israeliana alla Segreteria di Stato è segno di un nuovo clima positivo fra lo stato d'Israele e la Santa Sede.


Tel Aviv (AsiaNews) – Anche in Israele è disponibile la conferma del sorprendente annuncio fatto ieri da diplomatici israeliani a Roma, nel corso di una conferenza stampa, e cioè che il governo israeliano e la Santa Sede si sono accordati per tenere nel dicembre e gennaio prossimi alcuni incontri della Commissione di lavoro bilaterale permanente, dopo che il governo Olmert aveva evitato di fare ciò sin dall'inizio del suo incarico, la scorsa primavera.

I rappresentanti del ministero israeliano degli Esteri, guidati dal direttore generale, hanno appena concluso una visita – non annunciata in precedenza – alla Segreteria di Stato della Santa Sede, nel Palazzo vaticano. La notizia è stata accolta con sollievo e cauto ottimismo negli ambienti ecclesiali.

La cancellazione delle sessioni di negoziati previste per il maggio scorso da parte del governo israeliano aveva creato molte preoccupazioni fino a temere che i negoziati, richiesti dall'Accordo fondamentale del 1993 fra Santa Sede ed Israele, iniziati l'11 marzo del 1999, protrattisi fino ad ora,  potevano essere sospesi a tempo indefinito, con conseguenze incalcolabili sia per le istituzioni cattoliche in Israele che per le relazioni bilaterali, fondate interamente sull'Accordo e sulla sua attuazione.

Non è chiaro cosa abbia spinto il governo a cambiare atteggiamento in modo improvviso, anche se si sa che il Vaticano non ha mai abbandonato i suoi sforzi diplomatici (anche se discreti).

In più, viene spesso ricordato nei media che la Chiesa cattolica americana, alcuni influenti elementi del governo Usa – nel Dipartimento di Stato, Congresso e nella stessa Casa Bianca – hanno di continuo incoraggiato Israele ad essere fedele al suo impegno verso la Chiesa cattolica e la Santa Sede.

Fra gli altri, un'organizzazione non governativa fondata da poco – "The Church and Israel Public Education Iniziative", che si propone di informare e sostenere le relazioni fra la Chiesa cattolica e la società israeliana – ha iniziato ad informare gli americani sul significato che ha per loro, come cattolici e come americani, lo sviluppo delle relazioni fra Chiesa e Israele, basate sull'Accordo fondamentale.

Il presidente dell'organizzazione, il francescano David-Maria A. Jaeger, dice ad AsiaNews: "L'annuncio della ripresa dei dialoghi è molto importante, dà una ragione per rinnovare la speranza". Il p. Jaeger ammette di essere felicemente "contento" per l'annuncio israeliano sulla imminente ripresa dei colloqui.

Il francescano - anch'egli negoziatore navigato, molto rispettato ovunque per il ruolo che ha svolto nell'aiutare a formare lo storico accordo del 1993 – aggiunge: "Qualunque siano le difficoltà, con il dialogo si può risolvere tutto; senza di esso non si risolve nulla".

Come si sa, il futuro accordo, per la maggior parte, è teso a salvaguardare la proprietà della Chiesa sui propri luoghi di culto, e confermare (forse in una forma più aggiornata) le tradizionali esenzioni fiscali, che per secoli hanno permesso che le donazioni dei cattolici di tutto il mondo siano usate interamente per il sostenimento della vita e della testimonianza della Chiesa in Terra Santa, cosa che comprende il suo servizio a favore dei poveri, l'educazione e la salute.