Papa: la Chiesa chiede solo di poter vivere liberamente
di Franco Pisano

Prima di lasciare la Turchia, Benedetto XVI celebrando messa nella cattedrale cattolica, parla ancora  del rapporto con l'islam. Dal nostro inviato speciale.


Istanbul (AsiaNews) – Una nuova richiesta di libertà per la Chiesa che "accompagna" i musulmani e l'esortazione alle piccole  comunità cristiane della Turchia a vivere insieme con amore: sono il messaggio conclusivo della visita del Papa in Turchia, espresso, stamattina, a forse duemila persone che hanno preso parte alla messa che Benedetto XVI ha celebrato ad Istanbul, ultimo appuntamento prima di ripartire per Roma.

Giovani che cantano nel piccolo cortile della ottocentesca chiesa dello Spirito Santo, cattedrale latina di Istanbul, e gridano all'arrivo del Papa e del patriarca Barolomeo, scandendone i nomi. Su un muro un manifesto con le loro immagini. Lì davanti, al suo arrivo, il Papa libera tre colombe bianche e poi benedice una statua di Giovanni XXIII, il "papa turco", come papa Roncalli fu definito al momento della sua elezione, a ricordo dei dieci anni che trascorse in questo Paese, che ne parla ancora con stima e affetto. La statua, destinata alla chiesa di Sant'Antonio, è posta non lontano da quella di Benedetto XV, eretta dai turchi, nel 1919, in memoria dei suoi appelli contro la Guerra mondiale, con la scritta "Al grande pontefice della tragedia mondiale, benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità o religione, in segno di riconoscenza, l'Oriente".

Ad assistere al rito religioso ci sono anche il patriarca ecumenico Bartolomeo I, il patriarca armeno Mesrob II, e il metropolita siro-ortodosso Fuluksinos Yusuf Cetin, tutti visti ieri da Benedetto XVI. L'incontro con Bartolomeo, che entra in chiesa a fianco del Papa - e che, in due giorni, ha partecipato con Benedetto XVI a tre celebrazioni - era, anzi, il motivo principale del viaggio, che nell'opinione publica è poi stato centrato soprattutto sul rapporto con l'islam.

Ne parla Benedetto XVI, nella chiesa, piena fino all'inverosimile. "Le vostre comunità – dice - conoscono l'umile cammino di accompagnamento di ogni giorno con quelli che non condividono la  nostra fede, ma dichiarano 'di avere fede in Abramo e che adorano con noi il Dio uno e misercordioso' (Lumen Gentium, n.16). Sapete bene – sottolinea - che la Chiesa non vuole imporre nulla a nessuno e che chiede semplicemente di poter vivere liberamente per rivelare Colui che essa non può nasconcere".

La celebrazione ha carattere interrituale, in quanto vi prendono parte comunità cattoliche di diverse lingue e differenti riti. Accanto all'altare ci sono monaci con i cappucci sul capo e metropoliti con i loro grandi manti. E' per tutti loro l'esortazione papale alla fraternità, che conclude l'omelia:"Siate sempre aperti allo spirito di Cristo e pertanto siate attenti a quelli che hanno sete di giustizia, di pace, di dignità, di considerazione per essi stessi e per i loro fratelli. Vivete tra voi secondo la parola del Signore: 'da tutto questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri'".