Natale, giovani cristiani lo festeggiano con i carcerati
di Nirmala Carvalho
La diocesi di Diphu, insieme con l’amministrazione locale, la chiesa battista ed il Nehru Yuva Kendra, ha organizzato una giornata di festa e riflessione all’interno del carcere locale.
Diphu (AsiaNews) – Un Natale passato con i carcerati, per “comprendere il vero spirito di questa festa, ovvero Dio che viene per abitare nei cuori di uomini e donne”. E’ questa la scelta fatta dalla diocesi di Diphu, che ha preparato un incontro il 22 dicembre scorso nel carcere locale.
 
Per i detenuti, questa è stata “un’esperienza unica”. La diocesi l’ha organizzata insieme all’amministrazione locale, alla chiesa battista ed al Nehru Yuva Kendra, una Organizzazione di volontariato giovanile. Alla giornata hanno partecipato tutti i 360 detenuti: molti di loro sono in cella da anni.
 
Gli oltre 400 volontari che si sono riuniti per preparare le varie manifestazioni natalizie dicono che la scelta di passare il Natale in questo modo mira a “comunicare il messaggio di Natale ai carcerati e dare loro un’atmosfera diversa”.
 
Il tema del programma era “Nessuno nasce criminale”: grazie ai discorsi pronunciati dalle autorità locali sull’importanza di vivere una vita senza crimine, i detenuti “hanno avuto un’opportunità in più per riflettere su un tema che può aiutarli a ricominciare con una nuova vita”.
 
La recita natalizia ed i canti sono stati i momenti più apprezzati: tutti i presenti hanno applaudito il coro e si sono uniti nel tradizionale canto “Santa Claus – Jingle Bell”.
 
All’interno del programma di festeggiamenti, però, si sono avuti anche dei momenti di riflessione. I detenuti si sono riuniti in gruppi per parlare delle circostanze che li hanno spinti al crimine: la maggioranza si è riconosciuta colpevole ed ha detto di essere pronta a pagare le conseguenze dei loro crimini.
 
Abdul Das, uno dei detenuti, è stato chiamato per tagliare la torta. In lacrime, ha detto ai presenti: “Non ho mai tagliato una torta in vita mia. E’ la prima volta in assoluto che qualcuno mi concede un onore simile. Ricorderò questo Natale per il resto della mia vita”.
 
Samsing Kro, catechista presente all’evento, ha ricordato che la prigione deve essere “un luogo di riforma, non di punizione”. Il sovrintendente della polizia locale, Bora, ha poi esortato i carcerati a condurre “una vita diversa, una volta usciti da qui”.
 
Secondo uno degli organizzatori, il p. Tom Mangattuthazhe Thomas, racconta ad AsiaNews che “la maggior parte dei detenuti non è cristiana, ma tutti hanno capito lo stesso l’umiltà di Gesù Cristo, che nasce in una stalla. La loro storia personale può essere paragonata al ‘non vi è posto per loro nell’albergo’, la frase che Maria e Giuseppe si sentono ripetere mentre sono a Betlemme alla ricerca di un riparo. Come loro, anche i detenuti sono considerati reietti”.
 
Ognuno dei presenti “si è commosso dopo aver accettato le conseguenze delle proprie azioni ed i detenuti hanno letteralmente implorato i giovani presenti a non seguire le loro orme. Con loro, ho sentito in maniera chiara e vivida il significato del Natale: Dio viene per cercare e dimorare nei cuori di uomini e donne”.