Nuove case per i sopravvissuti dallo tsunami
Un gruppo cristiano consegna 50 nuove abitazioni nel Tamil Nadu, costruite nonostante opposizioni di persone e funzionari locali. Intanto governi e grandi enti umanitari sono criticati per la lentezza della ricostruzione.

New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – Critiche contro i governi per la lentezza della ricostruzione due anni dopo lo tsunami. Intanto il Compassion Services del gruppo cristiano Gospel for Asia (Gfa) consegna cinquanta nuove case per le famiglie del Tamil Nadu, Stato dell’India meridionale devastato dall’onda anomala.

 

Per molte di queste famiglie è il primo tetto dopo due anni. Le nuove abitazioni sono essenziali, hanno il soggiorno e una camera da letto, cucina e bagno, con porte e finestre di legno.

 

Missionari e volontari del Gfa sono intervenuti nelle zone devastate di India e Sri Lanka subito dopo lo tsunami, procurando cibo e acqua, vestiti e tende. Si sono presi cura di centinaia di bambini dispersi. In seguito hanno affrontato i problemi di lungo termine, come la ricostruzione delle abitazioni per i sopravissuti. Ma la costruzione è stata ritardata per la difficoltà ad ottenere i permessi amministrativi. Hanno anche subito ripetuti attacchi da parte di gruppi non cristiani, a volte sostenuti anche da funzionari pubblici.

 

Intanto l’agenzia britannica ActionAID denuncia che in India “è stato costruito solo il 28% delle 98.447 case necessarie. Nelle isole Andamane e Nocobare è stato ricostruito meno dell’1% delle 9.174 case necessarie”.

 

Un rapporto della settimana scorsa curato dall’ex presidente Usa Bill Clinton rivela che in Indonesia sono state distrutte 141mila abitazioni e ne sono state ricostruite 43.400; nello Sri Lanka su 103.836 case distrutte ne sono state realizzate 58.384; nelle Maldive sono state finite 1.587 abitazioni su 8.908 crollate; in India parla di 27.845 nuove case su 99.290 distrutte.

 

Dopo il disastro il mondo ha raccolto 14 miliardi di dollari Usa, la più grande somma mai raccolta per simili sciagure. Le accuse di lentezza nell’utilizzo dei fondi colpiscono non solo i governi, ma anche enti umanitari. Darini Rajasingham Senanayake, membro della Associazione degli scienziati sociali di Colombo (Sri Lanka), ha criticato la International Federation of Red Cross and Red Crescent per avere utilizzato i fondi destinati alle vittime per costituire un gruppo di “esperti internazionali” a Colombo. Lo scienziato ha anche accusato la Corce Rossa di gestire fondi per 2 miliardi di dollari con persone che egli ritiene avere scarsa preparazione tecnica e poca conoscenza del linguaggio e della popolazione. (PB)