Haj, milioni di pellegrini commemorano l’ultima predica di Maometto
Oggi il rituale cammino da Mina (Mecca) fino al Monte Arafat. Un clima gelido non raffredda gli animi. Ingenti misure di sicurezza per evitare gli incidenti degli anni scorsi.

Mecca (AsiaNews/Agenzie) – Il tempo è gelido e tira vento nella piana intorno al basso Monte Arafat, dove 14 secoli fa il Profeta Maometto ha pronunciato la sua ultima predica. Oggi tra i 2 ed i 3 milioni di pellegrini compiono il rituale cammino dalla piana di Mina (Mecca) fino a qui.

 

Il rito, detto waqoof, è la parte più importante dell’Haj, il pellegrinaggio che ogni musulmano dovrebbe compiere almeno una volta nella vita. I pellegrini passeranno la notte nella zona di Muzdalifa, dove raccolgono ciottoli per scagliarli contro le pietre del male a Mina, l’ultimo giorno del pellegrinaggio. Il tempo è inclemente e la maggior parte dei pellegrini passa all’aperto tutto il giorno e la notte, in tende da campo o in viaggio: molti hanno vestiti poco adatti al clima, che negli anni scorsi era stato ben più caldo. Sono sempre più numerosi coloro che vanno negli ospedali con febbre alta e influenza. Abdullah Al-Qahtani, pellegrino del nord dell’Arabia Saudita, commenta che il freddo “è insopportabile. Ma dobbiamo affrontare il sacrificio. L’Haj non è una scampagnata, ma un viaggio faticoso”.

 

Negli anni scorsi hanno partecipato circa 2 milioni di pellegrini da oltre 170 Paesi. Quest’anno se ne attendono di più. Secondo il ministro saudita dell’Interno Principe Naif, i partecipanti ufficiali di altri Stati raggiungono il numero record di 1.654.407. Lo Stato saudita concede in genere un permesso per ogni 1.000 credenti per ogni Stato, ma molti altri vengono senza il permesso ufficiale.

 

Haider Ali Najafi, iraniano, dice che è qui “per rispondere alla chiamata di Allah e per pregare per la pace e l’ordine nella mia patria”.

“Le parole non possono descrivere quello che sento”, è il commento di Ismail Attiyeh, siriano di 45 anni. “Vedere tutte queste persone da tutto il mondo che rispondono all’invocazione e parlano al nostro Creatore con una sola voce mi dà sensazioni mai provate”.

 

Il gran numero di fedeli ha causato problemi a Mina, nonostante l’impegno di migliaia di poliziotti, specie per le migliaia di pellegrini che si sono accampati dove capitava e che hanno cercato di pregare presso la moschea al-Khaif dove si ritiene custodita una reliquia di Maometto.

 

Il sovraffollamento ha causati gravi incidenti negli anni scorsi: 364 morti l’anno scorso e altri 251 nel 2005, sempre all’entrata dello stretto ponte Jamrat da cui i pellegrini l’ultimo giorno dell’Haj tirano pietre a 3 pilastri che rappresentano il potere del male. L’Arabia Saudita ha speso 1,1 miliardi di dollari per demolire il vecchio ponte e realizzarne uno nuovo. La struttura, aperta per l’Haj, non è ultimata ma già consente il passaggio di 250mila pellegrini ogni ora. Inoltre un editto religioso consente il lancio delle pietre a partire dalla mattina, invece che la sera come è tradizione, così da ripartire l’afflusso dei credenti per l’intero giorno.

 

I pellegrini non si preoccupano per il rischio che i pesanti affollamenti possano causare incidenti. “Non sono preoccupato” commenta Irfan Habib, che l’anno scorso ha perso lo zio negli incidenti sul ponte Jamrat. “Siamo qui per la nostra fede. Se muoio qui, Allah mi premierà con il paradiso”.

Tra i pellegrini anche un gruppo di malati di HIV, il cui viaggio è stato pagato da donatori anonimi, accompagnati da un medico volontario. Sono felici, non speravano di poter venire. (PB)