Gli Stati Asean temono di essere sopraffatti dall’economia cinese
Le economie dei 10 Stati Asean subiscono sempre più l’invasione di prodotti e servizi cinesi. C’è pericolo che la desiderata zona di libero scambio economico favorisca soprattutto la Cina e anche l’India. Maggiore collaborazione contro il terrorismo. Oggi inizia il 2° Summit dei Paesi dell’Asia orientale.

Cebu (AsiaNews/Agenzie) – Accordi per combattere il terrorismo e il desiderio di giungere in pochi anni a una zona di libero scambio commerciale. E’ quanto è emerso dal summit dei 10 Paesi ASEAN (Associazione delle Nazioni dell’Asia del sud est) riuniti a Cebu (Filippine). Oggi, ai mebri del'Asean si uniscono Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda, per il 2° Summit dei leader dell’Asia orientale.

 

Gli incontri hanno mostrato un diffuso desiderio dei Paesi Asean di giungere a una zona regionale per il libero scambio di beni e servizi, prevista per il 2015, ma anche il timore di essere assorbiti dalla concorrenza dei due colossi India e soprattutto Cina.

Anche se l’ente celebra nel 2007 i suoi 40 anni, una vera integrazione economica è lontana, anche ostacolata dalle differenze politiche che vedono Paesi democratici,  o quasi, (Filippine, Thailandia, Indonesia, Malaysia, Cambogia e Singapore) insieme a una monarchia assoluta (Brunei), a una dittatura militare (Myanmar) e a Stati comunisti (Vietnam e Laos). Grandi anche le differenze economiche, con Laos e Cambogia tra gli Stati più poveri al mondo. Ma esperti ripetono che ora il grande problema è il rapporto con la Cina.

Anche se molti tra questi Paesi hanno avuto un buono sviluppo economico, la loro situazione generale è stagnante rispetto alla rapida evoluzione del colosso cinese, che sempre più invade i mercati con le sue merci e assorbe le materie prime del mondo. I 545 milioni di cittadini dell’Asean temono di avere un ruolo sempre più subordinato agli 1,3 miliardi di cinesi.

 

Stati Asean e Cina hanno firmato un accordo che prevede maggiore collaborazione da luglio in 60 industrie di servizi, dalla sanità al settore immobiliare all’energia, e si prevede di stipulare entro i prossimi mesi un accordo simile con l’India. Le imprese dei Paesi Asean potranno avere più facile accesso a industrie cinesi come banche, tecnologia e informazione, ingegneria, trasporti ed edilizia, sanità e servizi immobiliari. Già 18 mesi fa le due parti hanno concordato imposte limitate per oltre 7mila prodotti. Il premier cinese Wen Jiabao ha ricordato che gli scambi commerciali tra Pechino e Paesi Asean sono stati pari a 160,8 miliardi di dollari Usa nel 2006, con un +23% dal 2005 e un aumento di 17 volte rispetto a 15 anni fa.

 

Ci sono stati risultati anche nella collaborazione contro il terrorismo, con un accordo per la collaborazione nelle indagini, interventi congiunti contro i fondi dei terroristi e una più facile estradizione dei sospetti. Ora gli accordi debbono essere ratificati dai singoli Stati. La regione ha visto un aumento della presenza e delle operazioni dei terroristi islamici, come il gruppo Jemaah Islamiah accusato degli attentati a Bali e a Jakarta. Il 10 gennaio mentre si aprivano i lavori, tre bombe hanno ucciso 7 persone nell’isola di Mindanao (Filippine), base di movimenti separatisti islamici. Il terrorismo è attivo anche nelle province meridionali della Thailandia e all’inizio dell’anno c’è stato un attentato esplosivo a Bangkok.

 

I Paesi Asean hanno inviato il Myanmar a un’evoluzione democratica, ma non hanno mostrato di voler prendere altre iniziative. Anzi parecchi tra loro hanno mostrato dissenso per la richiesta degli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di adottare sanzioni contro il Myanmar, che il 12 gennaio è stata respinta anche per il veto congiunto di Russia e Cina. Parecchi rappresentanti hanno commentato che il Myanmar non costituisce una minaccia per la sicurezza regionale e che riguarda piuttosto la Commissione per la tutela dei diritti  umani.

 

Al 2° Summit dell’Asia orientale, iniziato oggi, sono giunti una serie di accordi per creare un sistema energetico “affidabile, adeguato ed economico” che vada dall’India all’Australia, anche per diminuire la dipendenza dal petrolio del Medio Oriente. In programma anche la creazione di una rete elettrica regionale e di un gasdotto attraverso il sud est asiatico. (PB)