I palestinesi vogliono nuove elezioni, e voterebbero Abbas
Un sondaggio evidenzia la sostanziale delusione verso il governo di Hamas. In testa alle preoccupazioni, la sicurezza personale. Diffusa la convinzione che il blocco degli aiuti internazionali ha fatto crescere la violenza.
Gerusalemme (AsiaNews) – I palestinesi vogliono nuove elezioni politiche e presidenziali - e l’attuale presidente Mahmoud Abbas è colui che otterrebbe più voti – ritengono peggiorate le condizioni politiche e quelle di sicurezza rispetto ad un anno fa, quando Hamas vinse le elezioni, ed è convinta che il blocco degli aiuti internazionali ha accresciuto la violenza nella regione.
Sono i dati più significativi che emergono dal più recente sondaggio, reso noto oggi ed inviato ad AsiaNews, compiuto dal Palestinian Center for Public Opinion (PCPO), un ente indipendente che dal 1994 studia l'opinione pubblica palestinese, diretto da Nabil Kukali, cristiano, che è anche professore alla Hebron University, in Cisgiordania.
 
Il sondaggio giunge all’indomani dell’incontro tra Abbas ed il leader politico di Hamas, in esilio a Damasco, che aveva la scopo di trovare una soluzione alla crisi in atto tra i palestinesi e di cercare le basi per la formazione di un governo di unità nazionale. Il colloquio, secondo un comunicato congiunto, “ha fatto registrare progressi” e dovrebbe avere un seguito per permettere la formazione del governo di unità nazionale entro due settimane.
 
Condotto tra il 2 e il 9 gennaio su un campione di 1015 persone, il sondaggio mostra innanzi tutto che il 59,4% dei palestinesi è, a vari gradi, favorevole ad elezioni presidenziali (34.2% “fortemente” e il 25.3% “piuttosto” a favore) ed il 60,7% (38.1% “fortemente” e 22.6% “piuttosto”) alle politiche e che, in caso di voto, il 35% darebbe la sua preferenza ad Abbas, il 26% all’attuale primo ministro di Hamas Ismael Haniyye e il 21,8% a Marwan Barghouti, il leader di Fatah-Tanzim, detenuto nelle carceri israeliane.
 
Preoccupati per la crisi ed in primo luogo (80.4%) per la loro sicurezza personale, (che per il 76.1% è “peggiore” rispetto ad un anno fa, cioè alla vittoria elettorale di Hamas, e per 22.8 % “migliore”) i palestinesi ne attribuiscono la responsabilità in primo luogo ad Israele (25.6%), poi alla “persistenza di Hamas sulle sue posizioni (21.5%), ad intervento americano (19.3%), alle esitazioni del Primo ministro (11.5 %). La stragrande maggioranza (77,2%), inoltre, collega l’aumento della violenza con il blocco degli aiuti internazionali, seguito alla vittoria di Hamas.
Anche la situazione politica, paragonata a quella del 2006 è “cattiva” per il 74% dei palestinesi, mentre per il 24,2% è “migliore” e l’1,8% “non sa”.
 
Affrontando direttamente la questione del mantenimento delle promesse fatte in campagna elettorale, il sondaggio mostra che la stragrande maggioranza ritiene che esse non siano state pienamente realizzate. In tal senso per “riforma e cambiamento” (64,7% contro il 33,8%), “una mano costruisce, l’altra resiste” (67,8% contro 30,2%), “porre fine alla illegalità” (74,3% contro 23,7%), “porre fine alla corruzione” (65,2% contro il 32,9%).