Chiesa: nelle scuole, no ai pregiudizi e all'obbligo della religione islamica
Il presidente della Conferenza episcopale scrive al ministro per l’Educazione, impegnato nella revisione dei testi scolastici: per contenere l’estremismo religioso, eliminare l’obbligo degli studi islamici e consultare le minoranze.
Lahore (AsiaNews) – Eliminare l’obbligo degli studi islamici nelle scuole, stanziare maggiori fondi per l’Istruzione, prestare più attenzione al corpo docente e maggiore considerazione alle proposte delle minoranze. Sono alcune delle richieste che la Chiesa pakistana ha presentato al ministro per l’Educazione, Javed Ashraf Qazi, impegnato nella riforma nazionale dei curricula scolastici, tesa ad eliminare ogni pregiudizio contro le comunità non-islamiche in tutta la nazione. 
 
Pur apprezzando l’intenzioni di “migliorare gli standard dell’istruzione e contenere l’estremismo religioso nel Paese”, la leadership cattolica esprime dubbi sulla nuova politica governativa circa curricula scolastici ed istruzione. Una lettera inviata lo scorso 22 gennaio al ministro Qazi - firmata dal presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, mons. Lawrence John Saldanha e dal Segretario esecutivo di Giustizia e Pace, Petre Jacob - offre suggerimenti ed elenca perplessità.
 
Per prima cosa la Chiesa invita a “rimuovere dall’insegnamento qualsiasi pregiudizio o condanna basati su religione, sesso o etnia”. A riguardo – continua la lettera – “gli studi islamici in arabo, come materia obbligatoria e la scelta dell’‘etica’, come alternativa per i non musulmani isola e aumenta la discriminazione delle minoranze”. Per questo i vertici della Chiesa pakistana suggeriscono che gli studi religiosi siano impartiti solo al College o all’Università, ma solo come corsi facoltativi, in cui tutte le religioni sono trattate con lo stesso rispetto”. I nuovi curriculum, che si auspicano uniformi su scala nazionale, “dovranno fondarsi su valori umani universali, lasciando la responsabilità dell’educazione religiosa alle famiglie e alle istituzioni delle singole comunità”, aggiunge la lettera.
 
Il terzo punto della missiva contiene un invito a “diminuire i costi dell’istruzione per gli studenti, aumentando il budget del ministero dell’Educazione dall’8 per cento al 10 percento del Prodotto interno lordo”. I fondi serviranno a migliorare le strutture scolastiche e la formazione del corpo docente delle scuole pubbliche.
 
Infine si denuncia che “le organizzazioni cattoliche e della società civile con vasta esperienza nel campo educativo non sono state consultate riguardo la riforma dei curricula”, a cui invece offrirebbero un importante apporto al fine di ottenere un’istruzione moderna e di qualità.