Sondaggio ufficiale, sono oltre 300 milioni i credenti nel Paese
Il dato rappresenta il triplo di quanto stimato in precedenza dal governo cinese. Il primo sondaggio sostanziale sulla fede, pubblicato sui media governativi, dimostra come il cristianesimo è la religione più cresciuta nel tempo.
Pechino (AsiaNews) – Sono 300 milioni i cinesi che credono in una religione, un dato pari al triplo di quanto stimato in precedenza dal governo comunista. Lo afferma il primo sondaggio sostanziale sulla fede, condotto da due professori universitari e riportato dal quotidiano governativo China Daily.
 
Il sondaggio svela che il 31,4 % della popolazione sopra i 16 anni si ritiene fedele di qualche religione. I dati sono tratti da una ricerca a campione condotta su 4.500 persone, intervistate dai docenti dell’Università Normale di Shanghai Tong Shijun e Liu Zhongyu.
 
I curatori del rapporto sottolineano che la religione più cresciuta è il cristianesimo: il 12 % dei fedeli, pari a 40 milioni di persone, si dichiara seguace di Cristo. Nel 2005, Pechino aveva stimato i cristiani in 16 milioni, mentre alla fine degli anni ’90 – sempre secondo dati governativi – essi erano poco più di 10 milioni.
 
Interrogato sul motivo di questo risveglio religioso, il 24,1 % del campione ha risposto che la religione “mostra il vero corso della vita”, mentre per il 28 % essa “aiuta a curare la malattia, evitare disastri ed assicurarsi una vita migliore”.
 
Secondo Liu, le zone rurali sono quelle più colpite dal fenomeno, anche se “non è la povertà la molla che spinge i nuovi credenti, dato che la maggior parte di loro proviene dalle regioni costiere, ricche e sviluppate”.
 
Si è infine abbassato anche l’età media dei fedeli: circa i 2/3 degli intervistati rientra fra i 16 ed i 35 anni di età, mentre solo il 9,6 % ha 55 anni o più.
 
Pechino riconosce in maniera ufficiale 5 religioni: buddismo, taoismo, islam, cattolicesimo e cristianesimo protestante. Secondo il sondaggio, 200 milioni di cinesi sono “buddisti, taoisti oppure seguaci di religioni ancestrali come il culto del Re Dragone e della Dea Fortuna”.
 
Il regime cinese consente la pratica religiosa solo in luoghi di culto – chiese, moschee e templi – accuratamente controllati. Coloro che rifiutano questo controllo, le cosiddette comunità “non ufficiali”, vengono frequentemente molestati o arrestati.
 
Proprio la scorsa settimana, un gruppo di dissidenti cinesi ha testimoniato davanti alla Commissione Usa per la libertà religiosa internazionale ed ha confermato i diffusi e violenti atti di discriminazione commessi dal governo contro i fedeli non controllati.