Il Sudafrica: sì al commercio con la Cina, ma senza farsi “colonizzare”
Finora pochi accordi economici, ma molto dialogo tra i due Stati. All’accusa di colonialismo economico, Hu Jintao risponde promettendo che aumenteranno le importazioni dall’Africa. Il presidente Mbeki dice che insieme alla Cina sta cercando una soluzione per il Darfur.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Pochi accordi economici ma molte dichiarazioni di reciproca buona volontà tra Cina e Sudafrica, dove Hu Jintao è giunto ieri. Pretoria cerca come aumentare i rapporti con Pechino evitando una dipendenza economica. 

Ieri Hu e Thabo Mbeki, presidente sudafricano, al termine del loro incontro hanno annunciato accordi per l’esportazione della frutta sudafricana e per la cooperazione in materia energetica e mineraria. Entrambi hanno sottolineato l’importanza dei rapporti tra la prima economia africana e il gigante asiatico, che Mbeki ha definito “uno dei più importanti partner strategici ed economici”.

Nella successiva conferenza stampa Hu ha detto che in Sudan ha parlato anche del Darfur, ma ha ribadito che “la Cina non interferisce negli affari interni degli altri Paesi”. Invece Mbeki ha detto che lui e Hu lavorano per ottenere una rapida fine della crisi, basata sulla risoluzione delle Nazioni Unite di schierare una forza di pace di 22.500 uomini, finora rifiutati da Karthoum come “un tentativo di colonizzazione occidentale”.

Alla fine del 2006 Mbeki aveva ammonito che l’Africa deve evitare una “relazione coloniale” con Pechino, riferendosi al pericolo che la più forte economia cinese dominasse i Paesi africani. Ad esempio la Namibia, per favorire gli investimenti cinesi, ha spesso esentato le compagnie cinesi dal rispetto dei minimi salariali e delle leggi a tutela dei lavoratori. La namibiana Società nazionale per i diritti umani ha denunciato che i lavoratori sono sfruttati in condizioni di quasi schiavitù e che l’importazione degli economici prodotti cinesi danneggia l’economia locale. In Namibia Hu ha annunciato il 5 febbraio vari aiuti per lo sviluppo del Paese, ricco di diamanti, uranio, zinco, cobalto.

Oggi, parlando all’università di Pretoria davanti a 1.500 persone, Hu ha promesso che la Cina aumenterà le importazioni dall’Africa, in risposta all’accusa che Pechino sta inondando gli Stati africani con le sue economiche merci, distruggendo le nascenti industrie locali.

I sindacati dei lavortaori sudafricani chiedono da anni tutela contro la concorrenza dei prodotti tessili cinesi, che ha causato la chiusura di molti ditte locali e la perdita di circa 100mila posti di lavoro. Nel 2006 i due Stati hanno concordato il “taglio” delle importazioni tessili cinesi per circa un terzo e ieri hanno discusso un accordo per una zona di libero scambio commerciale. Secondo Aziz Pahad, vice ministro sudafricano degli Esteri, Pretoria vorrebbe ridurre il suo deficit negli scambi commerciali, ora pari a 3 miliardi di dollari. Le imprese cinesi sono coinvolte nell’industria mineraria di platino, nickel e cromo e hanno investito in molti settori industriali.

Esperti osservano che mentre la Cina ha concesso finanziamenti a basso interesse a molti Paesi africani, non lo ha fatto con Pretoria, che non intende dare in cambio le proprie materie prime ma ha più interesse all’aumento degli investimenti cinesi ed a tutelare le proprie industrie dalle importazioni estere. David Monyae, esperto dell’università di Witwatersrand a Johannesburg, ritiene che la Cina possa aiutare lo sviluppo del Sudafrica nei settori già molto industrializzati, ma avverte che  “la maggior parte dei Paesi africani negozia con la Cina da una posizione di debolezza in ogni campo”. (PB)