Rivoluzione al Consiglio islamico: chi subisce stupro è vittima, non colpevole
Fino ad oggi, le vittime di violenza carnale dovevano presentare quattro testimoni maschi e musulmani per provare l’avvenuto reato. Altrimenti, venivano condannate per adulterio.
Islamabad (AsiaNews) – Il Consiglio per l’ideologia islamica ha deciso all’unanimità lo scorso 31 marzo che le vittime di stupro non devono essere più considerate colpevoli, ma vittime della violenza. La decisione, che emenda de facto le Ordinanze Hudood, rappresenta un notevole passo in avanti nella giurisprudenza pakistana.
 
Secondo un comunicato stampa emesso dal Consiglio, “in caso di violenza carnale, la donna non dovrà più difendere la sua integrità. Sarà invece compito della polizia e della magistratura indagare sul caso, arrestare e punire i colpevoli”.
 
Inoltre, “il Consiglio riconosce che la violenza carnale è diversa dall’avere rapporti sessuali extraconiugali. Quindi i due reati vanno giudicati e puniti con parametri diversi”.
 
Fino ad oggi, le Ordinanze islamiche approvate nel 1979 sotto la giunta militare del generale Zia-ul-Haq non discriminavano fra adulterio e stupro. Per avere giustizia, una donna vittima di violenza carnale doveva presentare davanti ad una corte islamica la testimonianza di quattro maschi - adulti e musulmani - che avessero visto l'atto e potessero testimoniare che era stato compiuto con violenza.
 
Se la vittima non era in grado di produrre le testimonianze, poteva essere accusata di adulterio e condannata al carcere o alla lapidazione. Il giudice non poteva tener conto delle testimonianze presentate da non musulmani.
 
Secondo alcuni analisti, la decisione del Consiglio – che non ha valore normativo ma esercita una forte influenza sui legislatori pakistani – è stata presa per far riguadagnare terreno al presidente Musharraf fra i moderati, in vista delle prossime elezioni.