Ex primo ministro accusata di omicidio plurimo
di Nozrul Islam
La campagna di “pulizia” del governo ad interim colpisce Hasina, leader della Awami League. L’onnipotente esercito è intenzionato a fare piazza pulita delle maggiori formazioni politiche. Con il tacito appoggio di Usa e India.
Dhaka (AsiaNews) – Accuse, arresti e processi stanno colpendo i dirigenti dei maggiori partiti politici in Bangladesh. Il governo provvisorio di Dhaka è impegnato formalmente in una dura campagna anti-corruzione volta a preparare elezioni democratiche trasparenti, ma dietro le quinte si celano gli interessi dei militari e delle grandi potenze straniere. L’ultima iniziativa legale ha colpito ieri la leader dell’Awami League (AL), Sheik Hasina, incriminata dell’omicidio di 4 avversari politici durante le proteste che hanno insanguinato Dakha ad ottobre scorso.
 
In realtà – notano esperti locali – dietro le operazioni del governo ad interim vi è la mano dell’onnipotente esercito, interessato a rimanere più a lungo possibile al potere e a tenere lontane dal Paese le leader delle due principali realtà politiche nazionali: la AL e il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP) dell’ex premier Khaleda Zia; quest’ultima da ieri è di fatto agli arresti domiciliari dopo che il governo ne ha drasticamente limitato la libertà di movimento.
 
Analisti escludono che l’esercito instauri una nuova dittatura: “la popolazione e gli Stati Uniti non lo permetterebbero”. Ma garantiscono che i generali continueranno a gestire il Paese da dietro le quinte ancora per molto. Con il tacito appoggio di India, e Usa, che "per tutelare i propri interessi nella zona preferiscono la stabilità", che solo il pugno di ferro militare può assicurare.
L'instabilità politica e sociale nel Paese è causata anche dalla minaccia dell'estremismo islamico. Oggi a Jhalakathi, nel sud, uomini armati hanno ucciso il pubblico ministero che aveva condannato a morte i sei terroristi impiccati due settimane fa. Tra loro spiccavano i nomi di Bangla Bhai e di Abdur Rahman, ai vertici dell'organizzazione Jamaatul Mujahideen Bangladesh.
 
Dal 12 gennaio il Bangladesh è sotto la guida di un governo provvisorio di tecnici sostenuto dai militari, incaricato di organizzare le elezioni legislative, annullate l'11 gennaio per il sospetto di brogli elettorali; la popolazione doveva recarsi alle urne 10 giorni dopo. La settimana scorsa però la commissione elettorale ha annunciato che le elezioni non si terranno prima della fine del 2008.