Papa: Dio chiederà conto a coloro che spacciano la droga
Recandosi alla Fazenda della speranza, dove ci si occupa del recupero di tossicodipendenti e alcolisti, Benedetto XVI invita i giovani che si sono liberati dalle dipendenze a farsi portatori della speranza che offre la fede tra i loro coetanei e nella società.
Aparecida (AsiaNews) - Dio “chiederà conto” a coloro che spacciano la droga, “la dignità umana non può essere calpestata in questo modo. Il male provocato riceve la medesima riprovazione che Gesù espresse per coloro che scandalizzavano i ‘più piccoli’, i preferiti di Dio (cfr Mt 18,7-10)”. Quasi un anatema, oggi, da Benedetto XVI contro gli spacciatori di droga, ai quali ha contrapposto la speranza che viene dalla fede e della quale ha chiesto ai giovani ospiti di un’associazione per il recupero di tossicodipendenti ed alcolisti di farsi portatori. E’ in tale realtà che ha ammonito gli spacciatori a “riflettere sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto”.
 
Al quarto giorno della sua visita in Brasile, il Papa si è oggi recato nella “Fazenda della speranza” a Gurantinguetà, ad una trentina di chilometri da aparecida, struttura nata nel 1979 per iniziativa del francescano padre Hans Stapel per il recupero di giovani tossicodipendenti ed alcolisti, che conta oggi 32 comunità sparse nel Brasile ed altre in varie parti del mondo. All’interno della struttura sono presenti anche delle suore Clarisse, che il Papa ha incontrato nella chiesetta della Fazenda. “Dove la società non vede più alcun futuro o speranza – ha detto loro - i cristiani sono chiamati ad annunziare la forza della Resurrezione: proprio qui, in questa ‘Fazenda da Esperança’, dove risiedono tante persone, specie giovani, che cercano di superare il problema della droga, dell’alcool e della dipendenza dalle sostanze chimiche, si testimonia il Vangelo di Cristo in mezzo a una società consumistica lontana da Dio. Com’è diversa la prospettiva del Creatore nella sua opera!”.
 
“Dio non costringe – ha detto poco dopo, rivolgendosi a tutti gli ospiti della comunità, nel campo sportivo - non opprime la libertà individuale; solo chiede l’apertura di quel sacrario della nostra coscienza attraverso cui passano tutte le aspirazioni più nobili, ma anche gli affetti e le passioni disordinati che offuscano il messaggio dell’Altissimo”.
 
“In un certo momento della vita – ha proseguito - Gesù viene e bussa, con tocchi soavi, nel profondo dei cuori ben disposti. Con voi, Egli lo ha fatto attraverso una persona amica o un sacerdote o, chissà, predispose una serie di coincidenze per farvi capire che siete oggetto della predilezione divina. Mediante l’istituzione che vi accoglie, il Signore vi ha reso possibile questa esperienza di ricupero fisico e spirituale di importanza vitale per voi e per i vostri familiari. A seguito di ciò, la società si attende che sappiate divulgare questo bene prezioso della salute fra gli amici ed i membri di tutta la comunità. Voi dovete essere gli ambasciatori della speranza!”.
 
Un pensiero, infine, Benedetto XVI ha rivolto alle “molte altre istituzioni di tutto il mondo che lavorano per restituire la vita, e una vita nuova, a questi nostri fratelli presenti nella nostra società, e che Dio ama con un amore preferenziale. Penso pure ai molti gruppi degli Alcoolisti anonimi e dei Tossicodipendenti anonimi e alla Pastorale della sobrietà che già lavora in  molte comunità, fornendo i suoi generosi aiuti in favore della vita".