Dopo 80 anni, Putin benedice la fine dello scisma nella Chiesa ortodossa russa
Il Patriarca Alessio II e il capo della Chiesa all’estero, il metropolita Laurus, hanno firmato oggi a Mosca l’atto di comunione canonica, che pone fine alla divisione tra le due comunità. Alla cattedrale del Cristo Salvatore celebrata la prima liturgia comune alla presenza di centinaia di fedeli. E con Putin in prima fila.

Mosca (AsiaNews) – Si é risanato oggi, con la celebrazione a Mosca della prima liturgia comune, lo scisma della Chiesa ortodossa russa durato 80 anni.Contro la divisione si è sempre battuto il presidente Putin che oggi ha ricevuto l'omaggio degli ex separati ed ha preso la parola. 

Nella cattedrale di Cristo Salvatore il Patriarca di Mosca Alessio II ed il metropolita Laurus, che da New York guida la Chiesa all’estero, hanno celebrato la storica funzione in cui il clero delle due Chiese presente ha fatto la comunione dallo stesso calice. Prima della cerimonia solenne i due leader religiosi hanno firmato nella capitale l’atto di comunione canonica, con cui si pone fine alla divisione tra la Chiesa russo ortodossa, vissuta per decenni sotto il regime sovietico, e quella rifondata all’estero tre anni dopo la Rivoluzione Bolscevica del 1917. Lo scisma si consumò ufficialmente nel 1927, dopo che il Patriarca Sergiy dichiarò fedeltà al regime comunista.

Stamattina la cattedrale di Cristo Salvatore, simbolo della rinascita religiosa in Russia, era gremita di fedeli da tutto il mondo. Circa 500 i giornalisti intervenuti a coprire lo storico evento, di cui la stampa russa celebra come artefice il presidente russo Vladimir Putin, in prima fila oggi in chiesa. Fu lui che nel 2003 promosse il primo passo concreto per il riavvicinamento delle due Chiese, consegnando al metropolita Laurus, un invito per una visita a Mosca da parte di Alessio II. "L'unità della Chiesa ortodossa - ha detto oggi Putin dal pulpito in cattedrale - è la precondizione necessaria per l'unità di tutto il mondo russo".

Con la firma dell'atto di comunione canonica, il Patriarca Alessio II è diventato il capo della Chiesa riunificata. La Chiesa in esilio manterrà comunque una sua autonomia: continuerà a nominare i suoi sacerdoti, manterrà il controllo delle sue proprietà e dei suoi affari quotidiani, e avrà diritto ad essere rappresentata alla conferenza annuale dei prelati a Mosca. Il Patriarca della capitale russa avrà tuttavia il diritto di approvare le nomine dei nuovi capi della chiesa all'estero. Inoltre i preti delle due chiese potranno concelebrare l’Eucarestia.

Secondo stime ufficiali, la Chiesa all’estero conta 480mila fedeli solo negli Usa. Per il Patriarcato di Mosca i due terzi dei 142milioni di cittadini russi è ortodosso, a cui bisogna aggiungere altri milioni di fedeli nelle repubbliche ex sovietiche.