Terzo giorno di scontri nel nord: oltre 70 morti
di Youssef Hourany
Cade nel vuoto l’offerta del cessate-il-fuoco tra esercito libanese e miliziani di Fatah Islam; riprende l’offensiva al campo profughi palestinesi di Nahr al-Bared. Stamattina già tre vittime militari, di cui un soldato di 24 anni. A Beirut un’autobomba nel quartiere sunnita ferisce 7 persone. Secondo il procuratore generale, “forte legame” tra le violenze al nord e gli attentati nella capitale.
Beirut (AsiaNews) – Sono ripresi all’alba di oggi i feroci combattimenti tra l’esercito regolare e i miliziani del gruppo ultra-radicale palestinese Fatah Islam, nel campo profughi palestinesi di Nahr al-Bared, alle porte di Tripoli, Libano settentrionale. Dopo una notte di relativa calma i militari hanno circondato, bombardandolo dal perimetro esterno, il campo dove vivono in 40mila. È quindi caduta nel vuoto l’offerta di un cessate-il-fuoco arrivata in serata dall’esercito nazionale a condizione che fossero interrotti gli attacchi da Nahr al-Bared. Fonti militari riferiscono già ad AsiaNews l’uccisione di 3 soldati, di cui uno di 24 anni.
 
Si tratta della terza giornata consecutiva di scontri; finora il bilancio provvisorio è di oltre 70 morti, in gran parte abitanti del campo, mentre i feriti ammontano a più del triplo. A Nahr al-Bared lo scorso novembre Fatah Islam - ritenuto legato ad al Qaeda - ha fondato il proprio quartier generale. Secondo osservatori, questa è la battaglia più violenta in cui è implicato l’esercito libanese negli ultimi 10 anni. In molti vedono dietro Fatah Islam il sostegno anche dalla Siria, che utilizza la formazione estremista per minare la stabilità dell’esecutivo libanese.
 
Stamattina anche Beirut è listata a lutto dopo l’esplosione ieri sera di un’autobomba a Verdun, quartiere sunnita della capitale libanese: il bilancio dell’attacco è di 7 feriti; la deflagrazione ha distrutto la quasi totalità del palazzo "Mandarine".
 
Dopo l’attentato di ieri sera, a Beirut le forze dell'ordine hanno imposto il blocco totale degli ingressi nel quartiere colpito, situato non molto lontano dalla residenza del presidente del Parlamento Nabih Berri. Raggiunto al telefono da AsiaNews, il procuratore generale della Repubblica libanese, il giudice Jean Fahd, ha ribadito “il forte legame che esiste tra gli incidenti di Nahr al-Bared e le ultime due bombe nella capitale, quella di ieri e quella del 20 maggio nel quartiere cristiano di Ashrafieh”.
 
Il governo libanese, dopo la seduta straordinaria di ieri, ha ribadito la necessità di porre fine alle aggressioni di Fatah Islam, ribadendo la ferma intenzione di proteggere il popolo palestinese e di continuare a difendere il suo diritto di ritorno in patria. Nel tentativo di far rientrare la crisi fervono le mediazioni politiche e diplomatiche: è previsto per oggi l’arrivo dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Javier Solana, in Libano, dove avrà incontri con le autorità locali.