Si ipotizza la mano del Pkk nell'attentato di Ankara, che ha provocato 6 morti
Ancora nessuna rivendicazione per la bomba di ieri al cuore commerciale della capitale turca, finora risparmiata da attacchi. Massimo riserbo sulle indagini; il tipo di esplosivo rinvenuto sul luogo della deflagrazione - il plastico A-4 – fa intravedere la responsabilità dei ribelli curdi. Ma non si esclude l’ipotesi di un kamikaze.
Ankara (AsiaNews/Agenzie) – Si intrecciano le ipotesi sulla matrice dell'attentato che ieri ad Ankara è costato la vita di sei persone, tra le quali un cittadino pakistano. La deflagrazione, che ha causato anche almeno 60 feriti, è avvenuta in una zona commerciale al centro della capitale turca, nei pressi di una stazione di autobus a piazza Ulus in orario di punta. Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha invitato la popolazione a “rimanere unita contro il terrorismo” e ha avvertito della possibilità di ulteriori attacchi.
 
Il canale televisivo NTV ha riferito dell’arresto di 7 persone sospette. La polizia per ora mantiene totale riserbo e dichiara di "seguire tutte le piste". Al momento nessun gruppo ha rivendicato l'attentato. Osman Gunes, ministro dell'Interno, non ha escluso che tra le vittime di ieri vi sia anche un kamikaze. Se l'ipotesi trovasse conferma la pista principale sarebbe quella del terrorismo islamico o di quello islamo-nazionalista che ha già colpito il Paese. Un’altra pista più accreditata è invece legata al genere di esplosivo: sul luogo dell’esplosione sono state trovate tracce del plastico A-4, di tipo militare, impiegato spesso per gli attentati dell'organizzazione separatista armata curda Pkk (Partito dei lavoratori curdi), fuorilegge in Turchia e terrorista per gran parte della comunità internazionale.
 
Il Paese è stato teatro negli ultimi anni di violenti attacchi: nel novembre 2003 più di 60 persone sono morte in una serie di kamikaze ad Istanbul, attribuiti ad al-Qaeda. I ribelli curdi hanno colpito in grandi città come pure in piccole località turistiche della costa, ma mai ad Ankara.
 
L’attacco al cuore della capitale, finora risparmiata da simili eventi, arriva due mesi prima delle delicate elezioni nazionali in Turchia al centro di una lotta politica per l'elezione del presidente, ma la cui posta in gioco è ormai chiaro essere la laicità dello Stato.