Sarà punito chi si è opposto agli aborti forzati nel Guangxi
Solo ieri fonti ufficiali hanno ammesso le proteste, ma parlano solo di qualche multa eccessiva e negano qualsiasi atto di coercizione contro donne e famiglie. In carcere 28 “istigatori” che saranno puniti. Ma i residenti parlano di almeno 5 morti e denunciano aborti forzati e case depredate dalla polizia.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La polizia ha arrestato 28 persone tra le migliaia che una settimana fa hanno protestato in sette città della contea di Bobai (Guangxi) contro le misure per il controllo delle nascite, anche assalendo gli uffici pubblici. Ma fonti  ufficiali negano qualsiasi abuso da parte delle autorità e nessuno dice come saranno affrontate le doglianze della popolazione.

L’accusa, secondo l’agenzia statale Xinhua - primo commento ufficiale - è di “istigazione e partecipazione a danneggiamenti contro proprietà”. Xinhua promette che saranno puniti gli autori di “questa evidente violazione della legge” e dice che circa 300 persone hanno assalito il municipio di Dungu il 17 maggio. Nei due giorni successivi le proteste si sono propagate ad altre 6 città con migliaia di manifestanti che hanno devastato uffici pubblici. Sono occorsi ben 4.200 funzionari per “affrontare” la situazione e “risolvere la tensione” in 28 città.

Huang Shaoming, capo contea, ammette che l’azione dei funzionari per il controllo delle nascite può avere “causato scontentezza”, ma attribuisce la colpa della rivolta a “una concezione arretrata sul controllo delle nascite e la forza del diritto”. Altri commenti ufficiali indicano la causa delle proteste nelle multe eccessive imposte, ma negano qualsiasi notizia di aborti forzati o violenze.

Ma testimoni oculari ribadiscono invece che nel villaggio di Shabi e in altre città la polizia ha devastato e rapinato le abitazioni per ottenere il pagamento delle multe e insistono che ci sono stati aborti forzati. Residenti sentiti per telefono hanno detto che decine di migliaia di persone hanno partecipato alle proteste e parlano di almeno 5 morti, tra cui funzionari pubblici per il controllo delle nascite.

A marzo il governo di Bobai aveva imposto ai funzionari una rigida applicazione della politica sul figlio-unico, minacciando che da ciò sarebbe dipesa la loro carriera.