Appello del papa per i rapiti nel mondo, fra cui sacerdoti cattolici
Il papa ha ricordato in particolare alcuni sacerdoti rapiti in Colombia. Nella festa del Corpus Domini ha sottolineato il valore dell’adorazione eucaristica, da proporre soprattutto ai giovani, in un mondo troppo “rumoroso e dispersivo”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – Proprio mentre in Italia e nel mondo si diffonde la notizia del rapimento di p. Giancarlo Bossi, PIME, avvenuto stamane nel sud delle Filippine, all’Angelus di oggi il papa ha lanciato un appello per le tante “persone, tra le quali anche sacerdoti cattolici, tenute sotto sequestro per diversi motivi e in varie parti del mondo”. Benedetto XVI ha aggiunto: “Porto tutti nel cuore e tutti tengo presenti nella mia preghiera” riferendosi in particolare ad alcuni casi dolorosi in Colombia. “Rivolgo – ha detto ancora il papa -  il mio accorato appello agli autori di tali atti esecrabili, affinché prendano coscienza del male compiuto e restituiscano al più presto all’affetto dei loro cari quanti tengono prigionieri. Affido le vittime alla materna protezione di Maria Santissima, Madre di tutti gli uomini”
 
In precedenza il papa ha ricordato la festa di oggi, il Corpus Domini. “L’odierna solennità del Corpus Domini, - ha detto Benedetto XVI - che in Vaticano e in altre Nazioni è stata già celebrata giovedì scorso, ci invita a contemplare il sommo Mistero della nostra fede: la Santissima Eucaristia, reale presenza del Signore Gesù Cristo nel Sacramento dell’altare. Ogni volta che il sacerdote rinnova il Sacrificio eucaristico, nella preghiera di consacrazione ripete: "Questo è il mio corpoquesto è il mio sangue". Lo dice prestando la voce, le mani e il cuore a Cristo, che ha voluto restare con noi ed essere il cuore pulsante della Chiesa. Ma anche dopo la Celebrazione dei divini misteri il Signore Gesù resta vivo nel tabernacolo; per questo a Lui viene resa lode specialmente con l’adorazione eucaristica, come ho voluto ricordare nella recente Esortazione apostolica post-sinodale Sacramentum caritatis (cfr nn. 66-69). Anzi, esiste un legame intrinseco tra la celebrazione e l’adorazione. La Santa Messa infatti è in se stessa il più grande atto di adorazione della Chiesa: "Nessuno mangia questa carne – scrive sant’Agostino – se prima non l’ha adorata" (Enarr. in Ps. 98,9: CCL XXXIX, 1385). L’adorazione al di fuori della santa Messa prolunga e intensifica quanto è avvenuto nella celebrazione liturgica, e rende possibile un’accoglienza vera e profonda di Cristo”.
Il pontefice ha sottolineato l’importanza dell’adorazione eucaristica, anzitutto come testimonianza della presenza reale di Gesù, ma anche come riscoperta e alimento a un rapporto personale col Signore.
 
Vorrei cogliere l’opportunità che mi offre la solennità odierna per raccomandare vivamente ai Pastori e a tutti i fedeli la pratica dell’adorazione eucaristica. Esprimo il mio apprezzamento agli Istituti di Vita Consacrata, come pure alle associazioni e confraternite che vi si dedicano in modo speciale: esse offrono a tutti un richiamo alla centralità di Cristo nella nostra vita personale ed ecclesiale. Mi rallegro poi nel constatare che molti giovani stanno scoprendo la bellezza dell’adorazione, sia personale che comunitaria. Invito i sacerdoti a incoraggiare in questo i gruppi giovanili, ma anche a seguirli affinché le forme dell’adorazione comunitaria siano sempre appropriate e dignitose, con adeguati tempi di silenzio e di ascolto della Parola di Dio. Nella vita di oggi, spesso rumorosa e dispersiva, è più che mai importante recuperare la capacità di silenzio interiore e di raccoglimento: l’adorazione eucaristica permette di farlo non solo intorno all’"io", bensì in compagnia di quel "Tu" pieno d’amore che è Gesù Cristo, "il Dio a noi vicino".