Sempre più spesso la polizia reprime chi manifesta per i propri diritti
La protesta pubblica è vista come l’unico modo per ottenere attenzione e giustizia per i propri diritti, per farne parlare i media e causando l’intervento di Pechino. Ma i poteri locali rispondono con una violenza sempre più diffusa e capillare, con pestaggi e il carcere per chi protesta.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Non si ferma la protesta della popolazione cinese, che scende in piazza per difendere i suoi diritti contro la corruzione delle autorità locali, sperando che ciò attiri l’attenzione dei media e di Pechino. Nonostante i richiami del governo centrale a una "società armoniosa”, i poteri locali rispondono con sempre maggiore violenza e intimidazione, anche per impedire ogni notizia della protesta.

Sichuan. Nella parte della regione con maggioranza etnica tibetana, le autorità hanno stroncato con la violenza e gli arresti le proteste contro lo sfruttamento minerario della montagna Yala (contea di Dafou), una delle nove considerate sacre dai buddisti tibetani. Il 27 maggio – secondo l’agenzia statale Xinhua - i residenti hanno cercato di impedire il lavoro nella miniera di piombo e zinco e ci sono stati scontri con danni agli impianti e ad autovetture. La protesta è proseguita nei giorni successivi e i media internazionali hanno denunciato che almeno 8 residenti sono “scomparsi” e molti sono stati percossi a sangue dalla polizia in ripetuti scontri. Ieri le autorità hanno annunciato che è stato restaurato “l’ordine della vita sociale e lavorativa” e che sono tuttora in  carcere per “vandalismo” 5 residenti. Pechino è intenzionata a sfruttare le risorse della zona, ricca di metalli pregiati e di gas naturale, nonostante la ferma opposizione degli etnici tibetani.

Zhejiang. Il 20 giugno la polizia in tenuta antisommossa si è scontrata con oltre 30mila dimostranti contro la demolizione forzata di una casa a Shaoqing, con un bilancio di decine di feriti e almeno due arresti, uno per “occupazione di strada pubblica”. Testimoni oculari dicono che la polizia ha provocato gli scontri aggredendo due persone isolate e provocando la reazione della folla. I dimostranti, che si oppongono alla demolizione forzata di un’abitazione di 4 piani nella città bassa di Shengzhou, hanno presidiato la zona per ore. Dal 2004 i residenti della casa rifiutano le offerte di acquisto del governo locale (per 2.481 yuan -248 euro- per metro quadro). Il governo ha già demolito le altre abitazioni della zona e questa casa ne ostacola i progetti.

Sempre nel Zhejiang a Dongtou, contea di Wenzhou, la settimana scorsa funzionari pubblici hanno pestato due residenti che si sono opposti al tentativo di sbriciolare con mine una montagna per creare una spianata di 284 ettari per una vicina spiaggia, nonostante il 28 dicembre il tribunale provinciale abbia dichiarato “illegale” l’ambizioso progetto urbanistico. Oltre 60 residenti hanno poi protestato l’intera notte davanti al palazzo del governo della contea.

Tianjin. Il Centro di Informazione per i diritti umani e la democrazia (Ichrd) ha denunciato che nella città il 16 giugno ci sono stati violenti scontri tra polizia e residenti trasferiti in modo coattivo. Almeno 6 poliziotti hanno pestato a morte un uomo di 57 anni.

Sichuan. A maggio la popolazione è dovuta scendere in piazza per ottenere giustizia per il probabile assassinio di Wang Qiang, studente di 15 anni, da parte di due persone rimaste impunite, una delle quali è nipote del capo della polizia locale. Secondo l’Ichrd, il 17 maggio nel villaggio di Guangan più di mille studenti si sono scontrati con la polizia, con almeno 10 feriti. Secondo fonti locali, il governo locale ha ordinato il silenzio stampa a tutti i media e tagliato i servizi telefonici, ma la notizia è comunque giunta a Pechino. Il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao hanno ordinato “ulteriori indagini” che hanno portato allo shuanggui (una misura disciplinare del Partito comunista) contro 6 alti funzionari tra cui il capo della polizia e all’arresto di oltre 30 malfattori ritenuti collegati con le autorità locali. Il governo locale nega che ci siano stati disordini.

Guangzhou. Nel distretto di Haizhu il 20 giugno centinaia di poliziotti hanno caricato e pestato a sangue soldati in pensione scesi in piazza da giorni in modo pacifico per chiedere un aumento della pensione. Molti dei dimostranti sono stati decorati come eroi di guerra nella guerra civile dei tardi anni ‘40 o in quella con la Corea negli anni ’50 e hanno manifestato indossando l’uniforme con le medaglie ricevute. Xie Suqing, 52 anni, racconta al South China Morning Post che la polizia lo ha portato presso la stazione di Chigang e lo ha percosso fino a farlo svenire, rompendogli una vertebra. Il giorno dopo un ufficiale di polizia lo ha visitato in ospedale intimandogli di non parlare con i media.

Le pensioni sono di circa 1.000 yuan mensili (circa 100 euro), mentre ufficiali di pari grado in servizio sono pagati fino a 9mila yuan. I dimostranti lamentano che dal 1998 il governo centrale ha più volte indicato ai governi locali di migliorare queste pensioni, ma che i governi locali lo hanno ignorato.

Chen Guangcheng. Chen, l’attivista cieco per i diritti umani, detenuto dopo che ha condannato casi di aborti forzati nel suo villaggio, provocati per la politica del figlio-unico, è stato pestato da altri detenuti. Lo riporta la moglie, Yuan Weijing, che dice che Chen ha iniziato uno sciopero della fame per protesta ed è già molto indebolito. E’ in carcere da agosto, condannato per avere istigato disordini pubblici nel suo villaggio di Dongshigu (Shandong), ma si è sempre protestato innocente.

Hebei. Ning Yongfeng, ex dirigente del Partito comunista del villaggio Jiuzhou, municipalità di Langfang, è accusato di essersi vendicato di 4 avversari politici uccidendoli, la settimana scorsa, dopo una cena. Secondo il Beijing News, Ning è stato cacciato dalla carica a seguito di denunce per corruzione, forse presentate dalle vittime o loro sostenitori, e fonti locali lo accusano anche di avere “condizionato” le precedenti elezioni inviando propri uomini per intimidire gli elettori. Due delle vittime, Wang Hanzhong e Li Aijun, avevano appena vinto un’elezione politica.