Concluso il blitz contro la moschea rossa, 83 le vittime “ufficiali”
Secondo il governo, nei due giorni di scontri presso la Lal Masjid sono morti 10 soldati e 73 estremisti islamici, tra i quali “molti” terroristi. Fonti indipendenti parlano di un numero molto più elevato. Al Qaeda minaccia un bagno di sangue per vendicare l’operazione.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Sono ufficialmente 83 le vittime del blitz lanciato nella notte di ieri dal governo contro la Lal Masjid, la “moschea rossa” della capitale pakistana, e concluso oggi. Fonti anonime parlano però di un numero “ancora imprecisato” di decessi, mentre si scava nei pressi del luogo di culto per seppellire i militanti uccisi.
 
Fra le vittime, dice il portavoce dell’esercito magg. Arshad Wahees, “non vi sono donne. Dieci soldati sono morti, mentre fra i deceduti asserragliati nella moschea molti sono terroristi”. Tuttavia, il governo non ha concesso l’ingresso negli edifici della Lal Masjid ai giornalisti e neanche agli osservatori umanitari.
 
Sarebbero inoltre 15 gli studenti arrestati dalle forze speciali pakistane, che rispondono direttamente al Capo del governo; non è però chiaro dove siano al momento, o le loro identità. Il governo ha inoltre proibito la tumulazione nella capitale di Abdul Rashid Ghazi, leader spirituale della moschea, ucciso nel corso degli scontri, ed ha inviato la salma nel suo villaggio natale, Rojhan Mahari.
 
La maggior parte della comunità internazionale ha condannato la violenza alla moschea, pur apprezzando l’impegno del presidente Musharraf contro il terrorismo internazionale. Approvazione “incondizionata” è stata invece espressa dal presidente afgano Karzai. Timori per le minacce del leader di al Qaeda Al Zawahiri, che in un messaggio ha ordinato l'inizio di una guerra santa contro il governo pakistano per la repressione della Lal Masjid.
 
Nel messaggio, rivolto ai musulmani del Pakistan e ai loro leader religiosi, Zawahiri afferma che “questo crimine può essere lavato solo con il pentimento o col sangue”.