Una “rivoluzione islamica” per il Pakistan
E' l'auspicio epresso ieri durante le esequie di Abdul Rashid Ghazi, ucciso nell’assalto alla Lal Masji; il fratello avverte: "Il sangue dei martire porterà i suoi frutti”. Dall’Afghanistan signori della guerra esprimono “sostegno nel rovesciare i governi filo-americani” nella regione. Attese manifestazioni nazionali anti-Musharraf.
Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Erano in 3mila e invocavano “la rivoluzione islamica” i partecipanti al funerale del leader radicale ucciso nell’assalto dell’esercito governativo alla Lal Masjid, la “moschea rossa” di Islamabad. Le esequie di Abdul Rashid Ghazi, 43 anni, si sono svolte ieri nel suo villaggio natale, nella provincia di Punjab; ingente il numero di poliziotti dispiegati.
 
Arrestato la settimana scorsa, Abdul Aziz, fratello del leader radicale ucciso, ha avuto il permesso di partecipare alla sepoltura. “Dio voglia che il Pakistan viva presto una rivoluzione islamica – ha detto durante la cerimonia – il sangue dei martiri porterà i suoi frutti”. Diversi partecipanti hanno poi iniziato a gridare slogan contro il presidente pakistano Pervez Musharraf, che 3 giorni fa aveva dato l’ok all’assalto, terminato ieri. In una settimana, gli scontri tra estremisti ed esercito hanno fatto 106 vittime.
 
Criticato da più parti per aver scelto l’uso della forza, il generale Musharraf si è difeso, definendo “inevitabile” l’attacco. In un discorso alla Nazione trasmesso in diretta televisiva, ha detto che si è trattata dell’ultima scelta, dopo che i negoziati erano falliti. Ha poi promesso che il suo governo “distruggerà” il fondamentalismo e non permetterà che moschee e madrassah diventino rifugio di terroristi ed estremisti. Oggi sono state innalzate le misure di sicurezza dopo che religiosi e politici radicali hanno annunciato la preparazione di manifestazioni e scioperi nazionali per protestare contro l'operato del presidente-gennerale.
 
Intanto dopo il messaggio del leader di al Qaeda, Al Zawahiri, in cui si ordina l'inizio di una guerra santa contro il governo pakistano, anche dall’Afghanistan arriva “sostegno” a “rovesciare i governi filo-americani”, come quello di Musharraf e del presidente Hamid Karzai. Un portavoce del signore della guerra afghano Gulbuddin Hekmatyar sostiene che “ora i musulmani non hanno altra scelta, se non combattere i poteri infedeli ed i loro governi marionetta”. Allusione ad Islamabad e Kabul. Dal canto loro i talebani negano ogni relazione con la vicenda della Lal Masjid e sottolineano di “non aver alcun interesse di interferire negli affari di un’altra nazione”.