Accelera la crescita economica, ma ancor più l’inflazione
L’indice dei prezzi al consumo aumenta del 4,4% a giugno, la massima crescita da 33 mesi. Colpiti soprattutto generi alimentari essenziali come carne e grano. I salari aumentano con minore velocità. Esperti: c’è il rischio di un sempre maggior divario tra i ricchi e centinaia di milioni di poveri.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il prodotto interno lordo cinese è cresciuto dell’11,9% nel secondo trimestre del 2007, rispetto al ’11,1% dei primi 3 mesi, anche grazie agli investimenti in beni stabili come fabbriche e immobili (+25,9% in 6 mesi) e al surplus nel commercio con l’estero, come ha comunicato oggi l’Ufficio nazionale di statistica. Ma a giugno l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 4,4% rispetto al +3,4% di maggio.

L’inflazione colpisce anzitutto generi essenziali come gli alimenti, aumentati del 7,6% nel primo semestre 2007 secondo i dati ufficiali. Li Xiaochao, portavoce dell’Uns, indica un aumento del 6,4% per il grano, del 27,9% per le uova e del 20,7% per carne e pollame. Ancora maggiore l’aumento del prezzo del maiale, alimento fondamentale per la cucina cinese, anche per un’epidemia che ha colpito gli animali e per l’attuale carenza delle forniture rispetto alla domanda. Ma nei mercati gli aumenti sono assai maggiori, anche a causa di speculazioni. Il 16 luglio il ministro dell’Agricoltura ha detto che il prezzo all’ingrosso del maiale è aumentato del 74,6% in un anno. Secondo un’indagine del ministero del Commercio in 36 città grandi e medie, il costo all’ingrosso del maiale è aumentato di circa il 30% dall’11 maggio all’11 luglio, ma ancora di più al dettaglio. Ieri a Hong Kong i principali fornitori di maiali vivi hanno aumentato il prezzo del 10%, appena due giorni dopo che i commercianti hanno minacciato di rivolgersi ad altri grossisti.

Huang Hai, dirigente del ministero per il Commercio, prevede che il prezzo del maiale continuerà a crescere, anche perché non è possibile aumentarne l’offerta nel periodo breve.

Zhuang Jian, economista della Banca per lo sviluppo asiatico, commenta al South China Morning Post che l’attuale aumento dei prezzi al consumo colpisce poco la popolazione ricca ma è grave per chi ha bassi redditi.

Il governo cerca di contenere la crescita economica ma i suoi interventi, come l’aumento dei tassi di interesse bancario, non sono stati sufficienti. I forti investimenti causano anche un aumento di inquinamento e del fabbisogno energetico. Pechino è anche preoccupata che i bassi redditi percepiti da molti lavoratori possano portarli verso la povertà e approfondire il già grave divario sociale.

Qiu Xiaoping, direttore del dipartimento Stipendi del ministero del Lavoro e della sicurezza sociale, dice sul sito web del governo che “il lavoro a basso costo è stato per lungo tempo un vantaggio economico per il nostro Paese”, che ha contribuito ad attirare ingenti investimenti esteri. Ma “se il livello medio dei salari rimane basso o aumenta con lentezza per un lungo periodo, l’economia sarà danneggiata dal crescente divario dei redditi, che porterà a una riduzione dei consumi”. Secondo Qiu le statistiche che mostrano un rapido aumento dei salari sono “fuorvianti”, perché trascurano che parte della popolazione non ha avuto aumenti di paga, o addirittura ha subito decurtazioni. Ad esempio, i dipendenti di banche, servizi legali, aviazione civile e industrie energetiche guadagnano in media 100mila yuan l’anno (13.217 dollari), mentre gli operai tessili ricevono 16mila yuan annui (2.114 dollari). Qiu osserva che negli ultimi anni ci sono stati forti aumenti per le spese sanitarie, di istruzione e abitative, che hanno di fatto annullato gli aumenti salariali: a Shenzhen la paga minima mensile è di 810 yuan (107 dollari), la più alta del Paese, ma i prezzi della case sono aumentati di circa il 50% in sei mesi.