Amman, vertice internazionale sui rifugiati iracheni
I Paesi confinanti non riescono più ad accogliere altri profughi, temono pesanti ripercussioni economico-sociali interne e invocano aiuti. Per l’alto commissario Onu per i rifugiati servono almeno 130 milioni di dollari per i primi interventi.

Amman (AsiaNews/Agenzie) – Oggi ad Amman si è tenuto un vertice fra gli alti funzionari dei Paesi che hanno accolto le centinaia di migliaia di profughi iracheni, fuggiti da una realtà di guerra e violenza quotidiana. Riuniti attorno a un tavolo i rappresentanti di Siria, Egitto, Giordania e Iraq, mentre Turchia, Iran, Russia, Giappone, Gran Bretagna, Unione Europea e Nazioni Unite hanno inviato degli osservatori: al centro dei colloqui le ipotesi praticabili per risolvere la questione profughi, ormai divenuta un fardello sociale ed economico difficile da sostenere.

Fra le nazioni più colpite vi è proprio la Giordania, che ha visto indebolirsi le infrastrutture sanitarie, scolastiche e abitative, mentre si è ulteriormente aggravato il problema della distribuzione dell’acqua potabile.

Il governo di Baghdad per bocca del suo ministro degli esteri, Mohamad el-Hajj al-Hmoud, parla di una vera e propria “crisi umanitaria” dalle dimensioni enormi e chiede “l’aiuto dei Paesi vicini”. Egli chiede inoltre ulteriori facilitazioni affinché i rifugiati possano “ottenere dei permessi di soggiorno dai Paesi che li accolgono” almeno sino a che le condizioni in Iraq non “verranno stabilizzate”, oltre alla possibilità di “aprire le scuole pubbliche e i servizi sanitari agli iracheni”.

Il portavoce giordano, Paese che non riconosce lo status di rifugiati ai profughi iracheni, chiama in causa la comunità internazionale, che deve “capire il prezzo che sta pagando la nazione”. Egli non invoca aiuti per il proprio Paese, ma sovvenzioni specifiche mirate a “finanziare progetti di sostegno e sviluppo per gli iracheni in Giordania”.

Nel 2007 l’alto commissariato Onu per i rifugiati ha ricevuto circa 66 milioni di dollari per far fronte all’emergenza profughi in Iraq, ma dalle Nazioni Unite fanno sapere che la cifra va “quantomeno raddoppiata” per riuscire a fronteggiare la tragedia.