16/07/2021, 14.04
VATICANO
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​Papa: stringe i freni sulle celebrazioni della messa preconciliare

“E’ sempre più evidente nelle parole e negli atteggiamenti di molti la stretta relazione tra la scelta delle celebrazioni secondo i libri liturgici precedenti al Concilio Vaticano II e il rifiuto della Chiesa e delle sue istituzioni in nome di quella che essi giudicano la ‘vera Chiesa’. “Abusi” nelle celebrazioni liturgiche “da una parte e dall’altra”.

Città del Vaticano (AsiaNews) – Papa Francesco stringe i freni sulle celebrazioni della messa con il rito precedente al Concilio Vaticano II, detta la “messa in latino” a volte con un riferimento alla “vera Chiesa”. Con il Motu Proprio “Traditiones custodes” egli afferma infatti che le celebrazioni del Rito Romano sono quelle indicate da Paolo VI e Giovanni Paolo II “in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II”.

In una lettera di presentazione del Motu Proprio indirizzata a tutti i vescovi, Francesco parla di “abusi” nelle celebrazioni liturgiche “da una parte e dall’altra”, e ricorda che quando Giovanni Paolo II e Benedetto XVI concessero l’uso del messale antico era soprattutto per “favorire la ricomposizione dello scisma con il movimento guidato da mons. Lefebvre”. A distanza di tredici anni dalla decisione di papa Ratzinger, un questionario condotto su incarico di Francesco dalla Congregazione per la dottrina della fede ha rivelato “una situazione che mi addolora e mi preoccupa, confermandomi nella necessità di intervenire. Purtroppo l’intento pastorale dei miei Predecessori, i quali avevano inteso «fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in quest’unità o di ritrovarla nuovamente», è stato spesso gravemente disatteso”. La concessione fatta “al fine di ricomporre l’unità del corpo ecclesiale nel rispetto delle varie sensibilità liturgiche è stata usata per aumentare le distanze, indurire le differenze, costruire contrapposizioni che feriscono la Chiesa e ne frenano il cammino, esponendola al rischio di divisioni”.

“E’ sempre più evidente nelle parole e negli atteggiamenti di molti – spiega Francesco - la stretta relazione tra la scelta delle celebrazioni secondo i libri liturgici precedenti al Concilio Vaticano II e il rifiuto della Chiesa e delle sue istituzioni in nome di quella che essi giudicano la ‘vera Chiesa’. Si tratta di un comportamento che contraddice la comunione, alimentando quella spinta alla divisione... contro cui ha reagito fermamente l’Apostolo Paolo. È per difendere l’unità del Corpo di Cristo che mi vedo costretto a revocare la facoltà concessa dai miei Predecessori”.

Nascono da qui le disposizioni emanate oggi da Francesco il quale affida ai vescovi la responsabilità di regolare la celebrazione secondo il rito preconciliare. “E’ sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962 nella diocesi, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica”. Il vescovo dovrà accertare che gruppi che già celebrano con il messale antico “non escludano la validità e la legittimità della riforma liturgica, dei dettati del Concilio Vaticano II e del Magistero dei Sommi Pontefici”.

Le indicazioni, spiega il Papa, “sono principalmente dettate da due principi: provvedere da una parte al bene di quanti si sono radicati nella forma celebrativa precedente e hanno bisogno di tempo per ritornare al Rito Romano promulgato dai santi Paolo VI e Giovanni Paolo II; interrompere dall’altra l’erezione di nuove parrocchie personali, legate più al desiderio e alla volontà di singoli presbiteri che al reale bisogno del «santo Popolo fedele di Dio»”.

Comunque, le messe con il rito antico non potranno più essere celebrate nelle chiese parrocchiali. Sarà il vescovo a indicare la chiesa e i giorni di celebrazioni, nelle quali le letture dovranno essere “in lingua vernacola”, ossia nella lingua corrente, usando le traduzioni approvate dalle conferenze episcopali. Il celebrante sarà un sacerdote delegato dal vescovo, che sappia bene il latino, “sia animato da una viva carità pastorale, e da un senso di comunione ecclesiale”, in quanto dovrà avere a cuore non solo la dignitosa celebrazione della liturgia, ma la cura pastorale e spirituale dei fedeli. Il vescovo “avrà cura di non autorizzare la costituzione di nuovi gruppi”.

I preti ordinati dopo la pubblicazione dell’odierno Motu proprio, che intendono celebrare con il messale preconciliare “devono inoltrare formale richiesta al Vescovo diocesano il quale prima di concedere l’autorizzazione consulterà la Sede Apostolica”. Mentre quelli che già lo fanno dovranno chiedere al vescovo diocesano l’autorizzazione per continuare a usarlo.

Gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, “a suo tempo eretti dalla Pontificia Commissione Ecclesia Dei” passano sotto la competenza della Congregazione per i religiosi. I Dicasteri del Culto, e dei Religiosi vigileranno sull’osservanza delle nuove disposizioni. (FP)

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