09/08/2016, 12.02
CINA-VATICANO
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“La Chiesa in Cina può crescere anche senza rapporti diplomatici fra Cina e Santa Sede” (2)

di AA.VV.

Le parole del card. Tong mostrano l’attenzione del Vaticano verso la Chiesa cinese. Quelle del card. Zen esprimono il pessimismo verso i rapporti diplomatici. Continua il dibattito nella Chiesa in Cina sui due articoli pubblicati giorni fa. Il successo nei rapporti fra Santa Sede e Vietnam dovuti al gran numero di cattolici presenti in quel Paese. Gli ostacoli del governo cinese e dell’Associazione patriottica nelle ordinazioni episcopali. Seconda parte di una serie di tre.

Roma (AsiaNews) – Riportiamo qui una seconda parte (in una serie di tre) di commenti in seguito alla pubblicazione di un articolo del card. John Tong Hon e di uno del card. Joseph Zen Ze-kiun. Il primo ottimista sui rapporti diplomatici fra Roma e Pechino, il secondo pessimista; il primo rivendicando la profonda attenzione della Segreteria di Stato alla Chiesa sotterranea e ai principi cattolici; il secondo esprimendo perplessità su quella che egli definisce una “nuova edizione della Ostpolitik”. Fra i cattolici cinesi ci sono in pratica le stesse posizioni e polarizzazioni, segno della necessità di un maggior dialogo all’interno. Va registrato un fatto curioso: dopo quasi una settimana dalla pubblicazione di quegli articoli, il governo cinese rimane silenzioso. Nei mesi scorsi si sono accresciute però le prospettive di controllo su tutte le religioni (anche quella cattolica) sostenendo la loro profonda “sinicizzazione”, “indipendenza dall’estero”, sostegno allo sviluppo della patria. In più, le attività delle religioni sono passate sotto il controllo della pubblica sicurezza. (BC)

 

Joseph da Shanghai

La Cina ha tagliato i suoi rapporti col Vaticano nel 1951. L’ultima cosa che la Cina vorrebbe vedere è una Chiesa cattolica fedele al papa, a un leader spirituale di livello mondiale. All’inizio la Cina voleva seguire l’esempio della tradizione anglicana, così che i cittadini cinesi fossero fedeli allo Stato, piuttosto che ai leader religiosi del Paese. È stato questa la ragione fondamentale della mancanza di rapporti fra Vaticano e Cina per molti anni.

In più, Vaticano e Cina pensano ognuno a ciò che è meglio per la loro Chiesa. Il Vaticano non vuole che la Cina freni gli sforzi nella diffusione della fede cattolica. Dal punto di vista della Cina, la nomina di un leader religioso o quella del presidente di una compagnia nazionale [è lo stesso]: il potere di nominare dovrebbe essere nelle mani del governo cinese e questo principio non deve essere distrutto dal Vaticano.

Guardando indietro ai cambiamenti nell’Europa dell’Est, anche se ciò è avvenuto 20 e più anni fa, la sconfitta del comunismo in Europa dell’Est è stata vista come una minaccia. Essa è stata un ostacolo piscologico per la Cina nel cercare i rapporti diplomatici.

I rapporti fa Vaticano e Vietnam si sono normalizzati soprattutto perché le due parti hanno aperto canali di comunicazione formali ed ufficiali, e ogni anno essi comunicano in modo diretto l’uno con l’altro. In Vietnam, una larga fetta della popolazione è cattolica. Invece, in Cina, meno dell’1% della popolazione è cattolica. In tal modo, quando il Vaticano cerca di stabilire relazioni diplomatiche con il governo cinese, la sua posizione è piuttosto debole e di poca influenza. In più, il comportamento di mons. Taddeo Ma Daqin [dimessosi dall’Associazione patriottica - ndr] ha lasciato una ferita traumatica sul governo.

In passato, il diritto di nominare i vescovi è stato sempre un problema. Ora non sembra più. I cattolici sotterranei criticavano per questo il governo cinese in modo pesante. Qual è la posizione del Vaticano verso i fedeli cinesi e la Chiesa cinese?

L’articolo del card. Tong mostra l’attitudine del Vaticano verso la Chiesa cinese. Nell’articolo del card. Zen, le sue parole rappresentano la visione pessimistica di molti cattolici cinesi verso le relazioni sino-vaticane.

Se i vescovi della Chiesa cattolica sotterranea possono essere integrati nella Conferenza episcopale cinese, a questo punto l’Associazione patriottica sarebbe inutile. Per questo l’Associazione patriottica sta facendo di tutto e in modo pensate per spingere il governo ad essere rude con la Chiesa sotterranea e col Vaticano. Altrimenti, la gente dell’Associazione patriottica perderebbe il proprio impiego.

Dal punto di vista del Vaticano, i canali di comunicazione fra Santa Sede e Chiesa sotterranea non sono facili. Talvolta lo stile dei vescovi non collima con le aspettative del Vaticano, ma la Santa Sede non può farci molto. Se il Vaticano stabilisce relazioni diplomatiche con la Cina, potrebbe guadagnare più controllo sulla Chiesa sotterranea. La Cina ha lo stesso problema, ossia una cerca incapacità a gestire la Chiesa sotterranea. Sembra quasi che Vaticano e Cina trovino un terreno comune su questo tema.

Voci che le relazioni diplomatiche erano state stabilite si sono diffuse in abbondanza fin dal 1999. A tutt’oggi molti media gridano che ciò avverrà presto, ma poi tutto finisce nel nulla. Io non ci credo fino a che non vedo un accordo o un contratto firmato su carta e penna.

 

P. Tang (Cina del Sud)

L’articolo del card. Tong è molto razionale e positivo. Ad ogni modo, ciò di cui la Chiesa cinese ha più bisogno è di vivere lo spirito del Vangelo. La Chiesa antica, sebbene abbia sperimentato tremende persecuzioni, si è comunque sviluppata in modo rapido. In confronto a quanto vissuto dalla Chiesa antica, non è un grosso problema per la Chiesa in Cina incontrare persecuzione oggi. Perciò, lo sviluppo della Chiesa cinese non è direttamente legata al costruire relazioni diplomatiche fra Cina e Vaticano. Nello spirito del Vangelo, la Chiesa si svilupperà anche senza rapporti diplomatici. E senza lo spirito del Vangelo, la Chiesa non potrà svilupparsi, anche se ci sono i rapporti diplomatici.

 

Per la prima parte, clicca qui.

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