17/10/2006, 00.00
Thailandia – Amc
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La Thailandia apre le porte al Congresso missionario asiatico

di Bernardo Cervellera

Cattolici e buddisti thai accolgono i mille delegati "del Vaticano". Il card. Sepe incontrerà il re. Finora nessun segno di presenze dalla Cina. Assenti anche molte Chiese del Medio oriente.

Chiang Mai (AsiaNews) – Una delle più piccole Chiese dell'Asia, quella thailandese, sta per ospitare uno degli eventi più importanti per la missione delle Chiese del continente. Da domani e fino al 22 ottobre, la città di Chiang Mai sta infatti per aprire le porte al Congresso Missionario asiatico (Asian Mission Congress, Amc), che raduna più di mille (1047 per la precisione) delegati da tutte le comunità cristiane dell'Asia, oltre ad osservatori, ospiti, giornalisti del mondo intero.

Il tema del congresso, "Raccontare la storia di Gesù in Asia… Andate e ditelo a tutti", ha come scopo comprendere il valore della fede cattolica in un continente dominato in massima parte da buddisti, indù, musulmani e dove i cattolici sono una minoranza. Allo stesso tempo il tema vuole spingere alla missione e all'annuncio in un continente dove molti Paesi proibiscono per legge la conversione a un'altra religione.

I delegati di Chiang Mai sono i rappresentanti di oltre 100 milioni di cattolici  in un continente che abbraccia con i suoi 3,8 miliardi di persone più della metà della popolazione mondiale. La Chiesa cattolica in Asia rappresenta il 10% dei cattolici nel mondo, ma solo il 2,9% della popolazione asiatica. Nel caso della Thailandia, il paradosso è ancora più forte: i cattolici sono infatti 313 mila su una popolazione di quasi 64 milioni (0,4%).

Quanto poco i thai capiscano quello che sta succedendo lo si misura dai commenti che sottovoce si fanno l'un l'altro: "É un incontro del Vaticano; questi sono tutti membri del Vaticano", dicono incontrando ogni sacerdote o laico che si presenti all'aeroporto o al luogo dell'incontro. Nei giornali locali è già circolata la voce che il legato papale, card. Crescenzio Sepe, incontrerà il re della Thailandia.

Con una scelta provvidenziale, per il raduno i vescovi hanno scelto Chiang Mai, nel nord del Paese. Questo evita le difficoltà legate al colpo di Stato, più visibili a Bangkok, dove vi sono ancora carri armati e soldati per le strade; ed evita i problemi dell'alluvione che sta inondando molte regioni del sud. Chiang Mai, invece, gode di un clima caldo umido, a pochi chilometri dalle montagne.

Nessuna struttura ecclesiale thailandese avrebbe potuto ospitare 1000 persone. Per questo la Chiesa ha organizzato il congresso in un grande albergo, il Lotus Pang Suan Kaew, un'enorme struttura di migliaia di stanze, in vetro e mattoni a vista, con ristoranti, zona dello shopping, piscina olimpionica, servizio massaggi, disco-bar e un monumentale parcheggio. Nelle stanze si trova nel cassetto una bibbia in thai e in inglese. La sala delle riunioni è una hall al sesto piano, capace di contenere più di mille sedie e un palco per le autorità. Qui si terranno anche le celebrazioni eucaristiche. Anche la cappella, dove sarà il Santissimo per i giorni del convegno, è stata ricavata da una piccola sala al 5° piano.

Immerso in un ambiente da turismo di massa, in mezzo a tanti altri convegni che si tengono in questo albergo, l'Amc potrebbe passare inosservato. Ciò che lo rende speciale è il lavoro di volontari thai – insegnanti, studenti, religiosi, religiose – che all'aeroporto accolgono i visitatori con collane di fiori profumati, si occupano dei trasporti e dei bisogni, delle traduzioni, degli incontri al ristorante, della visita alle chiesette di Chiang Mai, decorate con filigrane di legno in perfetto stile thai. Fra i generosi volontari vi sono anche dei buddisti, desiderosi di aiutare i loro amici di scuola.

Un importante motivo per cui si è scelta la Thailandia è l'ospitalità del Paese. Grazie al turismo, le sue porte sono aperte e non è stato fatto a nessuno problemi di entrata. Solo due cattolici pakistani – su una delegazione di 13 - finora non hanno ricevuto il visto: i loro nomi sono simili a quelli di alcuni ricercati di al Qaeda e per questo subiscono controlli e attese più accurate.

Più difficile il caso della Cina: ufficialmente nessun vescovo o fedele della Cina comunista sarà presente a Chiang Mai ."In tutti questi mesi – dice p. Mario Saturnino Dias, indiano, coordinatore generale dell'Amc – abbiamo atteso e cercato una risposta, ma nulla". Alcuni membri della Chiesa di Hong Kong dicono che dopo le ordinazioni illecite dei vescovi, il controllo sulla Chiesa ufficiale si è fatto più duro e i contatti con la Chiesa universale "sconsigliati". È però possibile che qualche cinese possa arrivare per vie traverse, o in segreto. "Dai rappresentanti di Hong Kong, Taiwan, Macao potremo sapere di più sulle sofferenze della Chiesa in Cina", conclude p. Dias.

Le chiese orientali del Medio Oriente saranno pure assenti, forse per le acute difficoltà della loro situazione. Sono però presenti 3 delegati libanesi: il vescovo maronita di Jounieh, mons. Antoine Nabil Andari; p. Paul Karam, direttore delle Pontificie Opere; Jessica Abu Haidar, una laica missionaria.

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