22/10/2006, 00.00
THAILANDIA - AMC
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Asian Mission Congress: il martirio, la missione, il mandato della Croce

di Bernardo Cervellera

Alla messa conclusiva del Congresso, il card. Sepe ha fatto emergere uno dei temi fondamentali della missione, un po' negletto in questi giorni: il martirio . Centinaia di tribali neo-convertiti hanno voluto partecipare alla celebrazione, terminata con il mandato missionario a tutti i rappresentanti delle comunità cattoliche asiatiche.

Chiang Mai (AsiaNews) - Con una messa presieduta dal card. Crescenzio Sepe, legato papale, e un mandato missionario per tutte le comunità dell'Asia, si è concluso il primo Congresso missionario asiatico (Asian Missione Congress, Amc). Il card. Sepe ha pregato che "il sangue dei martiri dell'Asia sia oggi e sempre il seme di vita nuova per la Chiesa in ogni angolo del continente".

Prima della messa, mons. Vincent Conçessao, segretario per il settore "evangelizzazione" della Fabc (Federazione delle conferenze episcopali asiatiche), ha dato lettura al Messaggio finale. Proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata missionaria mondiale, il Messaggio spinge i cattolici a comunicare con coraggio e rispetto la loro fede nel dialogo con i popoli, le religioni, le culture del continente. In esso si afferma che in un mondo segnato da "conflitti etnici e tensioni religiose", l'evangelizzazione è la strada per costruire la convivenza in Asia. I giorni vissuti insieme mostrano che i popoli dell'Asia possono divenire un unico "grande arazzo" tessuto "dalla Storia di Gesù".

Insieme a delegati, vescovi e cardinali, quest'oggi alla messa conclusiva hanno voluto essere presenti centinaia di famiglie delle tribù del nord Thailandia, Karen, Lahu, Miao, Akka con i loro pittoreschi costumi. Nel nord della Thailandia è in atto una forte corrente di conversioni, tanto che la diocesi di Chiang Mai è costretta ogni mese ad aprire almeno una chiesa, organizzando luoghi di preghiera e catecumenato.  Questo segno di evangelizzazione fruttuosa è stato uno sprone a vivere la giornata conclusiva come un invito e un dovere ad "andare e dire a tutti" che Gesù è il Signore. Il Messaggio ricorda i discepoli di Emmaus e gli apostoli che dopo aver incontrato il Risorto, si sono subito messi in cammino per l'annuncio con "un cuore infiammato". In questi giorni però – e in modo tipico per i documenti dei vescovi e i teologi della Fabc – l'annuncio di Cristo morto e risorto viene subito assorbito nel "triplice dialogo" coi popoli, le religioni, le culture", lasciando poco spazio alla proclamazione esplicita della fede. Il vescovo di Imus (Filippine), mons. Luis Antonio Tagle, ha detto ad AsiaNews che ad ogni modo in questo Congresso si è sottolineata "la proclamazione quotidiana, da persona a persona", molto più efficace di un pronunciamento pubblico in ambienti dove la Chiesa è minoranza e dove spesso nemmeno si conosce chi è Gesù Cristo.

Rimane l'impressione che "la predicazione della Croce" (come san Paolo definisce l'annuncio) è un po' ai margini delle riflessioni teologiche della Fabc. In questi giorni alla parola "croce" si è preferito il termine "buio", "difficoltà"… Nel Messaggio finale (un documento di 2 pagine fitte), il termine "croce" appare solo una volta nell'espressione "portare la croce", da parte dei discepoli di Gesù, come uno dei tanti modi di vivere la missione.

Un altro termine per nulla usato in questi giorni è stata la parola "martirio", anche se i vari gruppi di lavoro del pomeriggio erano chiamati col nome dei martiri asiatici. È stato il card. Sepe a ricordare nell'omelia che una delle strade più fruttuose della missione è il martirio, che segna così a fondo il passato e il presente delle Chiese in Asia. Citando poi l'enciclica "Deus caritas est" di Benedetto XVI, egli ha anche sottolineato che la missione deve essere animata dalla carità, cioè da un gesto dell'amore di Dio, "per non ridursi a filantropismo o attivismo sociale".

A conclusione della messa, mons. Orlando Quevedo, segretario generale della Fabc, ha letto il telegramma inviato al papa, in cui si assicura "preghiera e indomita fedeltà" al pontefice e si esprime "impegno alla missione", quale frutto del Congresso.

Alla fine, nel grande entusiasmo e eccitazione generali, ogni rappresentante nazionale ha ricevuto il mandato missionario e una croce in legno sulle cui braccia si intersecano le parole "Jesus – Asia".

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