27/01/2020, 12.50
VIETNAM
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Hanoi, mancano politiche efficaci per impedire la diffusione del coronavirus

di Ngoc Lan

Finora, sono due i casi confermati di polmonite virale. Sotto osservazione vi sono però 11 persone. In occasione del Capodanno lunare, molti turisti cinesi hanno attraversato la frontiera. In migliaia hanno deciso di restare: sono convinti che questo riduca le possibilità di contrarre il coronavirus in patria. Per esperti vietnamiti ed internazionali, il Paese rischia di diventare il secondo per numero di contagi.

Hanoi (AsiaNews) – Le autorità vietnamite stentano ad applicare misure per impedire la diffusione nel Paese del nuovo coronavirus all’origine dell’epidemia di polmonite scoppiata a Wuhan, capoluogo della provincia cinese di Hubei. A lanciare l'allarme sono cittadini ed esperti, che sottolineano l'inadeguatezza dei controlli predisposti dal regime lungo le regioni al confine con la Cina.

Finora, Hanoi ha confermato due casi di contagio: si tratta di padre e figlio cinesi, entrambi provenienti dall'Hubei. I due uomini, le cui identità restano sconosciute, si trovano in stato di isolamento presso l’ospedale Chợ Rẫy di Hồ Chí Minh City. Secondo i medici, le loro condizioni sono stabili e la febbre sta scendendo. Resta sotto stretta sorveglianza una donna che è moglie e madre dei due pazienti. Quest’ultima è entrata in Vietnam accompagnando il marito da Wuhan, senza tuttavia presentare sintomi dell’infezione.

Ieri, secondo giorno del Tết [il Capodanno lunare vietnamita, ndr], il ministero della Salute ha iniziato una serie di “incontri di emergenza” per prevenire nuovi casi di contagio. Negli scorsi anni, il governo ha sottoscritto un accordo con Pechino, in virtù del quale i cittadini cinesi possono entrare in Vietnam senza visto. Per il nuovo anno, molti turisti dalla Cina hanno attraversato il confine per visitare località come Hải Phong, Nha Trang, Đà Lạt, Mũi Né, Đà Nẵng e Phú Quốc.

Decine di migliaia hanno però deciso di restare nel Paese: sono convinti che questo escluda le possibilità di contrarre il coronavirus, che in patria ha causato oltre 2.700 casi di polmonite e 81 decessi. Il 22 gennaio scorso, a Đà Nẵng City è atterrato un volo proveniente Wuhan con a bordo 218 cittadini cinesi.  Le autorità sanitarie locali affermano che “i turisti non mostrano i sintomi del virus”; per questo, hanno potuto proseguire il loro tour verso Nha Trang City, nella provincia di Khánh Hòa. Secondo una compagnia turistica del luogo, l’elevato numero di turisti cinesi che si sono riversati nella zona rende difficile predisporre controlli e misure di contrasto alla diffusione del virus.

L’altro ieri, il ministero vietnamita della Salute ha inviato alcune direttive ai Comitati del popolo di province e città al confine con la Cina. Tra queste vi è l’ordine di chiedere ai turisti che entrano nel Paese un’autocertificazione sul proprio stato fisico. Inoltre, le autorità sono tenute ad intensificare gli sforzi contro l’epidemia.

Ciò nonostante, ieri il governo di Đà Nẵng City ha annunciato che 11 persone sono sotto osservazione perché hanno la febbre alta. I pazienti erano entrati in contatto con individui affetti dalla polmonite. Del gruppo fanno parte sei cittadini cinesi e quattro vietnamiti. A questi si aggiunge un altro turista cinese, proveniente dall’Hunan e bloccato all’aeroporto due giorni fa.

Diversi esperti, vietnamiti ed internazionali, alimentano i timori della popolazione per la mancanza di provvedimenti efficaci da parte del governo di Hanoi. “Se l’amministrazione – denunciano – non mette in atto politiche per proteggere la salute del popolo vietnamita quanto prima; se non aumenta i controlli o chiude i valichi di frontiera con la Cina, nel 2020 il Vietnam sarà il secondo Paese per numero di contagi da coronavirus nella regione Asia-Pacifico”.

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