29/04/2005, 00.00
INDIA
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Andamane: solo la Chiesa cattolica a fianco delle vittime dello tsunami

di Marta Allevato
Missionario PIME denuncia il disinteresse di governo, Ong internazionali e media verso la ricostruzione nell'arcipelago indiano. "In arrivo i monsoni, servono case solide e non tende".

Chennai (AsiaNews) – La Chiesa cattolica è rimasta l'unica speranza per le vittime dello tsunami nelle Andamane, India. La maggior parte delle Ong e dei gruppi di soccorso hanno lasciato le isole devastate dal maremoto del 26 dicembre; i media hanno spento i loro riflettori sulla tragedia; il governo non mantiene le promesse di risarcimento e la popolazione aspetta ancora case in cui tornare ad abitare. La denuncia è di p. Anthony Thota, coordinatore della campagna Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) per lo tsunami in India. "Ho visitato le Andamane la settimana scorsa – racconta ad AsiaNews il missionario da Chennai, Tamil Nadu – e la situazione è molto grave". "Le Ong rimaste ad aiutare in modo concreto questa gente sono poche, la maggior parte ha lasciato il territorio". P. Thota spiega che l'Onu mantiene ancora gruppi di sostegno psicologico alle vittime, ma sono soprattutto Caritas India, Catholic Relief Service e Pime che continuano a dare un aiuto concreto a questa gente.

"Le autorità – denuncia il missionario Pime - dicono di aspettare: prima devono trovare terreni edificabili lontani dal mare e poi si potranno costruire le abitazioni promesse". Intanto la gente continua a vivere in tendopoli provvisorie, in condizioni igieniche pericolose e la situazione potrebbe peggiorare: "Tra pochi mesi, a luglio, inizia la stagione dei monsoni, le forti piogge renderanno ancora più pericolosa e disagiata la precaria sistemazione di queste persone".

New Delhi aveva promesso milioni di dollari in aiuti per il post tsunami nelle Andamane e Nicobar, tra le zone più colpite dell'India, ma finora le vittime hanno ricevuto solo assegni irrisori. Charity Champion, una donna che vive a Nacowrie, nell'arcipelago delle Nicobar, ha ricevuto solo 2 rupie (meno di 5 centesimi di dollari Usa) per un'intera piantagione di 300 alberi di noci di cocco distrutta. Il valore del campo era di circa 20 mila rupie (457 dollari Usa).

Secondo il missionario il governo "sta giocando" con queste persone. La "corruzione e l'indolenza" della burocrazia sono gli ostacoli principali che si frappongono alla consegna degli aiuti. "Le autorità locali sperano di poter sfruttare la ricostruzione e i programmi di risarcimento anche  per accaparrarsi futuri elettori".

Per la Chiesa locale la ricostruzione rimane l'obiettivo principale. "Le Ong cattoliche - racconta il missionario - regalano acqua pulita, offrono aiuti medici e mantengono campi di accoglienza". P. Thota racconta che da pochi giorni il Pime e i padri del Pilar - istituto missionario indiano - hanno firmato un progetto per costruire due o tre scuole e un ostello a 30 km da Port Blair,  capitale delle Andamane.

Secondo cifre ufficiali nello sole Andamane e Nicobar lo tsunami ha ucciso 3 mila persone e disperse più di 5 mila.

Gli abitanti locali affermano che i morti e i dispersi sono molto maggiori rispetto alle cifre ufficiali perché migliaia di persone non sono state registrate nei censimenti pubblici. (MA)

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