05/06/2009, 00.00
INDIA
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Studioso islamico: bene Obama, ma aspettiamo i fatti

di Nirmala Carvalho
Il professore Asghar Ali Engineer, musulmano indiano, commenta ad AsiaNews il discorso del presidente americano all’università del Cairo. “Segna un felice cambiamento rispetto al passato”. Le parole di Obama sono importanti per la situazione mediorientale, ma non influiranno sulle vicende tra India e Pakistan.
Mumbai (AsiaNews) - “Il discorso del presidente Obama al Cairo è benvenuto e segna un felice cambiamento rispetto al passato. Ora deve passare dalle parole ai fatti”. Asghar Ali Engineer, studioso musulmano e presidente del Centre for Study of Society and Secularism di Mumbai, commenta cosìl’intervento di ieri del presidente statunitense all’università del Cairo.
Molto noto e ascoltato in India, autore di pubblicazioni sul diritto delle donne nell’islam e sul rapporto tra la religione coranica e la democrazia, Engineer ha rilasciato un’intervista ad AsiaNews in cui esamina  il valore dell’intervento di Obama per il mondo islamico in generale e per la situazione dell’India in particolare.
 
Dopo gli attacchi terroristici che hanno colpito Mumbai nel 2006 e nel 2008, crede che il discorso di Obama potrà avere qualche ricaduta sulla società indiana?
 
È necessario chiarire che in India non c’è un fondamentalismo di matrice islamica. Le violenze avvenute non si collegano di per sé la mondo islamico. I fatti a cui fa riferimento sono piuttosto legati a questioni tra India e Pakistan ed erano diretti contro il governo indiano e non contro l’America. Chi ha compiuto gli attentati del 2006 reagiva a quanto accaduto nello Stato del Gujarat e gli attacchi terroristici in India hanno piuttosto aspetti geopolitici. Inoltre il Pakistan è coinvolto nel fornire risorse e addestramento agli attentatori e ho il timore che questo fenomeno continui. Discorsi come quello di Obama non hanno un impatto su queste vicende. L’Isi [i servizi segreti pakistani, ndr] e la Jamaat-ud-Dawa [l’organizzazione collegata agli attentati di Mumbai del novembre 2008, ndr ] sono tutti nemici dell’India e sono responsabili degli attacchi terroristici più di ogni altro. Non a caso Obama non ha citato questi fatti poiché si tratta di problemi regionali tra India e Pakistan. E non ha parlato nemmeno del Kashmir. Sono problemi politici regionali che non fondano le loro radici nell’islam.
 
Come valuta i riferimenti del presidente Usa al contributo dato dall’islam alla civiltà mondiale? C’è chi afferma che siano stati troppo enfatici, soprattutto quelli dedicati all’apporto dell’islam al Rinascimento europeo e all’Illuminismo.
 
No, erano necessari. Soprattutto dopo George Bush, che teorizzava lo scontro di civiltà. È bene sentire certe cose dette dal presidente degli Stati Uniti. Senza dubbio il mondo musulmano ha contribuito allo sviluppo della civiltà come ne ha parlato Obama. Religione e cultura sono correlate e non si può ignorare il ruolo della religione nella cultura e viceversa. Sull’apporto dell’islam al Rinascimento europeo e all’Illuminismo, Obama ha detto semplicemente quello che studiosi come Herbert George Wells e Bertrand Russell hanno già riconosciuto in passato. E non a caso il presidente ha menzionato “posti come Al-Azhar”. Obama ha solo constatato che i centri di insegnamento dell’Europa sono stati molto influenzati da filosofi e studiosi musulmani come Averroé, Avenzoar, Avicenna… Il Rinascimento è stato influenzato dal pensatori musulmani che hanno reso possibile la riscoperta dei classici e della cultura greca.
 
Cosa pensa delle parole di Obama sul conflitto mediorientale?
Come il presidente Obama possa rendere possibile la teoria dei due Stati (Israele - Palestina) è da vedere. Tramutare in fatti quanto ha detto è una questione importante in particolare per risolvere il problema israeliano-palestinese, che è la sorgente dei conflitti nel Medioriente e della pace e la convivenza tra i popoli nel mondo.
 
Qual’è la sua impressione generale del discorso del presidente Obama?
Ha solo espresso la sua visione del mondo islamico e di certe problematiche della regione arabo-mediorientale. Ora dobbiamo aspettare e vedere se quanto ha detto verrà seguito dall’azione o se resterà solo un discorso che perderà sempre più valore nel tempo. Le parole hanno la loro importanza, ma se non sono seguite dei fatti perdono il loro impatto. Come presidente degli Stati Uniti, Obama ha interessi chiari e nel contesto di questi interessi ha fatto un discorso equilibrato.
 
Il discorso potrà fare da deterrente al fondamentalismo islamico su scala globale?
 
In primo luogo bisogna sottolineare che nel discorso non è stato usato il termine “fondamentalismo islamico” che pure è un’espressione americana. E poi bisogna dire che esso è un fenomeno nato da solo, ma in risposta alle azioni di George Bush. Il discorso di Obama non è andato alle radici del problema, ma è stata una mano tesa in segno di amicizia, l’espressione di una posizione non ostile verso il mondo islamico , al contrario del suo predecessore.  Il conflitto sorto tra gli interessi americani e le popolazioni islamiche non va poi confuso con i rapporti tra il mondo musulmano e quello cristiano in cui non deve esserci nessuna animosità, ostilità o antagonismo.
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