09/03/2021, 14.33
PAKISTAN
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Faisalabad, il ‘miracolo’ della libertà per gli indebitati delle fabbriche di mattoni

di Shafique Khokhar

Asma Bibi, 26 anni, e il marito Munawar Masih, 28 anni, raccontano la miseria e la schiavitù del vivere in una fabbrica di mattoni. Gioia e gratitudine per il loro debito saldato attraverso la campagna di AsiaNews. Ora i loro tre figli potranno andare a scuola e potranno avere una casa con bagno.

Faisalabad (AsiaNews) – “Sì, i miracoli esistono! Se una famiglia prende prestiti dal padrone della fabbrica di mattoni, quella famiglia può ripagare il debito solo se succede un miracolo. Oggi io sono testimone di un miracolo! Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato a recuperare la libertà!”. Sono le parole di Asma Bibi, 26 anni, moglie di Munawar Masih, di 28 anni, subito dopo che il loro debito è stato saldato grazie alla campagna lanciata da AsiaNews lo scorso dicembre.

La campagna voleva all’inizio solo procurare cibo e vestiti per l’inverno a 52 famiglie di Kamalpur che lavoravano nelle fabbriche di mattoni. La miseria, le malattie, la brutta stagione e la pandemia hanno bloccato le lavorazioni e questa gente ha dovuto indebitarsi presso i loro stessi padroni, che in questo modo dispongono per anni di manodopera a basso costo. Per coprire i debiti, tutta la famiglia, anche i figli, sono costretti a lavorare, rinunciando alla scuola e vivendo come schiavi.

Alcuni lettori di AsiaNews, venendo a conoscere la loro situazione, si sono detti disponibili a coprire l’intero debito che le 52 famiglie avevano contratto con i loro padroni. Il 4 marzo scorso è stato pagato il debito di 12 famiglie; il primo marzo è avvenuto il saldo del debito di sette famiglie.

Tra loro c’è gioia e gratitudine. Munawar Masih, padre di tre figli (v. foto), confida ad AsiaNews: “Prima di tutto voglio ringraziare Dio che oggi ci ha portato fuori dalla schiavitù. Lavoro nella fabbrica di mattoni da 5 anni; ho tre bambini, un figlio e due figlie, ma nessuno di loro va a scuola. Il prestito che ho preso dal mio padrone era di 50mila rupie [circa 270 euro] mi serviva per comprare qualcosa per la casa e il cibo in questo periodo di Covid [in cui la fabbrica è chiusa-ndr]. Ma sebbene lavorassimo sodo, non siamo mai riusciti a ripagare il nostro debito. Viviamo un una piccola casa che è una sola stanza, senza bagno. Ce l’ha data il padrone della fabbrica di mattoni. Lui ci costringe a lavorare quando ci sentiamo bene, ma anche quando non stiamo bene in salute: siamo costretti a lavorare perché siamo indebitati con lui”.

“Oggi, grazie a voi posso pagare il debito al mio padrone; potrò affittare una casetta con bagno, così mia moglie e i figli non incontreranno l’ira dei padroni dei campi, dove loro sono costretti a fare i loro bisogni. Ora la gente, guardandoci, potrà dire: Ecco vedete, erano degli schiavi nelle fabbriche di mattoni, ma ora sono loro a dirigere la loro vita in libertà. Nel prossimo futuro io vedo tanta serenità: i miei figli potranno andare a scuola, nessuno potrà costringerli a lavorare fra i mattoni. Nessuno ci insulterà più: dopo aver pagato il debito, saremo uguali in dignità e rispetto con il nostro padrone. Davvero, in tutta umiltà, dico grazie al popolo di Dio che ha ascoltato la nostra voce e ci ha liberati”.

Anche per Asma Bibi, la moglie, la cancellazione del debito avrà effetti positivi: “E’ qualcosa che produce frutti per generazioni. Io sono qui a lavorare fra i mattoni da 5 anni, ma conosco molte famiglie che vi lavorano da generazioni proprio perché non possono mai ripagare il loro debito. Per chi è povero non c’è dignità e rispetto, e se un povero ha un debito, questo lo rende ancora più vulnerabile. Ho lavorato nella fabbrica di mattoni anche durante la mia gravidanza, perché eravamo costretti a lavorare: crescere tre figli e lavorare ai mattoni non è un compito facile. Siccome siamo poveri, non possiamo andare a scuola nemmeno uno dei nostri figli: a malapena riusciamo a procurarci il necessario, come potremmo pagare le spese della scuola?

Qui alla fabbrica ogni famiglia ha una storia patetica e la situazione delle donne è perfino peggio. Ci sentivamo morire ogni giorno vedendo i nostri figli sempre più poveri e il loro futuro condizionato a lavorare nella fabbrica di mattoni. Nessun padre o madre vorrebbe vedere i propri figli come schiavi. Abbiamo fatto del nostro meglio per ripagare il debito, ma la stagione della pioggia, l’inverno e la pandemia ha costretto la fabbrica a chiudere. Se una famiglia prende prestiti dal padrone della fabbrica di mattoni, quella famiglia può ripagare il debito solo se succede un miracolo. Sì, i miracoli esistono! Oggi io sono testimone di un miracolo! Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato a recuperare la libertà!”.

 

 

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