08/09/2005, 00.00
Vaticano – sinodo - Cina
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Il papa nomina 4 vescovi cinesi come membri del Sinodo sull'Eucarestia

di Bernardo Cervellera

Città del Vaticano (AsiaNews) – Quattro vescovi della Cina Popolare sono stati nominati da Benedetto XVI come membri del prossimo Sinodo sull'Eucarestia che si terrà a Roma a partire dal 2 ottobre. Lo ha comunicato stamane la Sala Stampa della Santa Sede, pubblicando la lista completa dei membri.

Fra i 36 nomi vi sono anche questi quattro: mons. Antonio Li Duan, arcivescovo di Xian e mons. Aloysius  Jin Luxian, vescovo di Shanghai, entrambi riconosciuti dal governo; mons. Giuseppe Wei Jingyi, vescovo di Qiqihar, non riconosciuto dal governo. Il quarto, mons. Luca Li Jingfeng, vescovo di Fengxiang (Shaanxi), è stato riconosciuto dal governo solo poco tempo fa.

Personalità vaticane hanno rivelato ad AsiaNews di avere speranza che il governo permetterà loro di essere presenti a Roma.

In Cina il governo permette la pratica religiosa solo con personale riconosciuto e in luoghi registrati presso l'Ufficio Affari religiosi e sotto il controllo dell'Associazione Patriottica. I fedeli che cercano di sfuggire a tale controllo costituiscono la Chiesa non ufficiale, considerata un'organizzazione illegale.

È la prima volta dall'inizio del comunismo in Cina che il papa invita a Roma vescovi della chiesa non ufficiale. Al Sinodo asiatico (aprile-maggio 1998) Giovanni Paolo II aveva invitato i due vescovi di Wanxian, mons. Mattia Duan Yinming e mons. Giuseppe Xu Zhixuan, entrambi della Chiesa ufficiale, sebbene il primo fosse ancora uno dei vescovi nominati con l'approvazione di Pio XII.

La scelta di 4 vescovi dei due rami della Chiesa indica la percezione ormai stabile che per la Santa Sede la Chiesa in Cina è una sola. Da diversi anni molti vescovi della Chiesa ufficiale (almeno l'85%) hanno chiesto di essere riconciliati col Papa e con la Chiesa, divenendo di fatto parte dell'episcopato universale. Negli ultimi mesi il Vaticano ha potuto anche nominare vescovi ausiliari a Shanghai e a Xian verso i quali il governo ha dato il suo assenso.

La nomina dei 4 vescovi è vista da personalità vaticane come un invito "caldo e amichevole" al governo cinese perché senza timore si apra al dialogo con la Santa Sede. Il 12 maggio scorso, in discorso al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, Il Papa aveva accennato ai Paesi "che non hanno rapporti diplomatici" auspicando "di vederli al più presto rappresentati presso la Sede Apostolica". Anche molti vescovi in Cina cercano di convincere il governo che il loro rapporto con la Santa Sede è un elemento di libertà religiosa necessario ai cattolici e da cui il governo non ha nulla da temere.

Negli ultimi mesi si è notato qualche segno distensivo nei rapporti fra Santa Sede e Repubblica Popolare. La nomina dei 4 vescovi cinesi a partecipare al Sinodo è un'occasione importante per vedere se all'interno del governo cinese è davvero cambiato qualcosa riguardo alla libertà religiosa.

La domanda che molti osservatori si pongono è se il governo permetterà ai 4 vescovi nominati di venire a Roma. Al Sinodo asiatico, i due vescovi, Duan e Xu, seppure invitati, non ricevettero il permesso di venire in Italia e in Vaticano. Nell'aula del Sinodo, durante le sessioni, rimasero sempre due sedie vuote per ricordare la loro assenza e la mancanza di libertà religiosa in Cina.

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