20/01/2007, 00.00
CINA
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Il governo: acqua potabile per 32 milioni di contadini, ma a non averla sono 10 volte di più

L’acqua potabile promessa per il 2010, ma sono oltre 320 milioni a non averla e 190 milioni a bere acqua tossica. Gli interventi di Pechino ostacolati dall’inquinamento industriale e dalla scarsa collaborazione dei governi locali, più attenti alla crescita economica che all’ambiente. In pericolo il mare Bohai. Quarta parte del dossier sull’inquinamento.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il governo impegnerà 6,4 miliardi di yuan ogni anno per dare acqua potabile a 32 milioni di abitanti rurali entro il 2010. Lo ha annunciato i primi giorni di gennaio Wang Shucheng, ministro per le Risorse idriche, durante una conferenza. Ma esperti osservano che sarebbe anche necessario eliminare gli scarichi inquinanti e proteggere le risorse naturali, a costo di rallentare lo sviluppo economico.
 
Secondo dati ufficiali, nel 2004 non avevano accesso a fonti di acqua potabile oltre 320 milioni di contadini - il 34% della popolazione agricola - 125 milioni dei quali nelle province occidentali, 138 nel centro e 69,6 milioni ad oriente. Di questi, 190 milioni beve acqua contenente sostanze tossiche oltre gli standard di sicurezza. Secondo l’Amministrazione per la protezione ambientale dello Stato, su 234 villaggi controllati nel 2006 solo l’8,81% aveva fonti sicure di acqua potabile. Wang ha riconosciuto che “centinaia di migliaia di cinesi soffrono di varie malattie per il consumo di acqua [non potabile]” e ha assicurato il suo impegno per controllare la realizzazione dei progetti.
 
L’intervento è compreso nel piano quinquennale iniziato nel 2006 per dare acqua potabile a 160 milioni di contadini. Fonti ufficiali ricordano che il governo ha speso 22 miliardi di yuan dal 2001 al 2005 portando acqua potabile a 67 milioni di agricoltori, ma ha raggiunto solo per un terzo gli obiettivi per il recupero dei fiumi dall’inquinamento. Sono inquinati il 90% dei fiumi e dei laghi, specie nel nord con oltre il 70% delle acque dei fiumi Giallo, Huai e Hai “troppo inquinate per l’uso umano”.
 
Esperti osservano che questo impegno del governo non ha impedito l’aumento dell’inquinamento di molti corsi d’acqua, anche importanti, specie per gli scarichi industriali. Si porta l’esempio del fiume Zhangweixin (Shandong), che tra luglio 2004 e febbraio 2005 si stima abbia portato al mare Bohai oltre 447 milioni di metri cubi di acqua inquinata. Il fiume è inquinato per oltre l’80% a causa degli scarichi di fabbriche dell’Henan, Shanxi ed Hebei e continua ad esserlo nonostante l’impegno profuso dalle autorità. Si calcola che nel 2006 fiumi e altre vie d’acqua hanno scaricato nel mare Bohai circa 1,58 miliardi di tonnellate di acqua inquinata. Tutti gli esperti concordano che per eliminare il problema sarebbe necessario, anzitutto, un rigido controllo sugli scarichi delle fabbriche, per la quasi totalità sorte nelle vicinanze di corsi d’acqua. Temono, inoltre, che l’effettivo impiego di risorse economiche contro l’inquinamento sia ostacolato dalla mancanza di coordinamento tra uffici, conflitti di interessi burocratici e scarsa attenzione dei governi locali.
 
Secondo Tao Jianhua, esperto di Ingegneria ambientale dell’università di Tianjin, le autorità locali e la stessa coscienza popolare ancora non sono consapevoli che l’inquinamento può compromettere anche il mare. I governi locali – osserva - danno troppa importanza alla crescita economica e troppo poca al mare e non capiscono che occorre uno “sviluppo coordinato” che preservi le risorse naturali. (PB)
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